Bruxelles – La rotta del Mediterraneo centrale rimane il principale canale di immigrazione, con l’Italia che vede spostare dalla Libia alla Tunisia il numero delle partenze di quanti vogliono cercare in Europa un futuro migliore. E’ dunque sulle sponde e le acque tunisine che va concentrata l’attenzione, suggerisce Fabrice Leggeri, il direttore esecutivo di Frontex, l’agenzia di guardia costiera europea. “Dall’inizio dell’anno sono stati registrati seimila migranti irregolari sulla rotta del Mediterraneo centrale”, spiega in audizione alla commissione Libertà civili del Parlamento Ue. “Si tratta del 62% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017”. Una buona notizia. Però, sottolinea, “solo il 71% di questi è partito dalla Libia, rispetto al 95% del 2017, perché nel 2018 il 20% delle partenze dei migranti è avvenuto dalla Tunisia”.
Leggeri ammette di “non attendersi” un aumento del numero di richiedenti asilo, ma vede un ri-orientamento dei flussi. Attualmente l’Italia rimane “il primo Stato membro dell’Ue per numero di sbarchi”, ricorda Leggeri. Ad arrivare sulle coste italiane soprattutto eritrei, tunisini e nigeriani, cui si aggiungono richiedenti asilo provenienti da Libia e Costa d’Avorio. Il capo di Frontex assicura che l’agenzia di guardia costiera e di frontiera europea continuerà ad assistere l’Italia negli hotspot, i centri di accoglienza e identificazione, e nelle operazione di controllo in mare attraverso l’operazione Themis, “richiesta dall’Italia”. L’operazione verrà rivista “tra fine aprile e inizio maggio” per valutarne l’impatto e gli eventuali aggiornamenti “di concerto con le autorità italiane”. Leggeri avverte anche dei rischi della nuova rotta migratoria del Mediterraneo occidentale: “Il numero di arrivi in Spagna sta esplodendo”.