Bruxelles – Si è vero, trovare un lavoro è importante, ma abbastanza da lasciare la propria terra e le proprie radici, non per tutto almeno. È un generazione profondamente spaccata quella degli europei tra i 20 e i 34 anni che emerge dagli ultimi dati pubblicati da Eurostat. Secondo l’Ufficio statistico europeo soltanto il 50% dei disoccupati di questa età sarebbe pronto a trasferirsi all’estero per cercare un lavoro. Una percentuale che sale se guardiamo al nostro Paese dove i giovani non sembrano tanto disposti a lasciare la città di origine per lavorare: il 60% di loro non avrebbe nessuna intenzione di emigrare. Ci sono paesi in Europa dove i giovani sono ancora più reclutanti a lasciare casa. Più dei due terzi dei disoccupati tra i 20 e i 34 anni non sono pronti a trasferirsi a Malta (73%), Paesi Bassi (69%) e Cipro (68%). Non ci penserebbero due volte invece in Portogallo (meno del 30% non è dispoto a emigrare), Svezia (33%), Spagna (36% e Belgio (38%)
Del 50% dei ragazzi europei disoccupati che hanno dichiarato che non abbandonerebbero mai la terra natia, soltanto il 21% è disposto a trasferirsi in un’altra regione del proprio Paese se si presentasse un’offerta di impiego. In generale si evince dall’analisi che in tutta Europa i giovani disoccupati con un alto livello di istruzione sono più propensi a spostarsi per lavoro (il 23% è pronto a trasferirsi nello stesso paese e il 16% è pronto a trasferirsi all’interno dell’Ue), mentre dei giovani disoccupati con un livello di istruzione medio, il 20% è disponibile a cambiare città ma senza uscire dai confini nazionali e l’11% è pronto a vivere in un altro Stato membro. Per quanto riguarda i giovani disoccupati con un basso livello di istruzione, il 21% è pronto a cambiare regione, mentre solo il 10% sarebbe propenso a varcare per sempre i confini nazionali.
Il 90% degli occupati di età compresa tra i 20 e i 34 anni nell’Unione europea non si sono trasferiti per il lavoro che svolgono attualmente. La quota più alta è stata registrata in Italia (98%), la più bassa in Irlanda (60%). Le percentuali più alte di coloro che si sono trasferiti all’interno del Paese per lavoro riguardano l’ Irlanda (26%), la Francia (16%), la Finlandia (14%) e la Svezia (13%). I giovani che per motivi aziendali hanno cambiato Paese membro rappresentano soltanto l’1% dei ragazzi occupati, mentre coloro che per questa ragione sono rimasti nel proprio territorio ma hanno cambiato città rappresentano l’8%.
Per ogni Stato Membro, in media la mobilità lavorativa interna aumenta tra i giovani occupati con un livello di istruzione superiore (il 13% si è trasferito) rispetto a persone con un’istruzione media (6%) e a quelle con un basso livello di istruzione (4%). Eppure, le differenze educative non sono così significative per i giovani occupati che si sono trasferiti all’interno dell’Ue: il 2% di quelli con alti livello di istruzione e il 2% di quelli con istruzione inferiore hanno cambiato Stato membro per motivi di lavoro. Non è una grande cifra, se si confronta con l’1%
di giovani con un livello di istruzione medio che hanno fatto lo stesso.
I Paesi Ue con più alte percentuali di giovani disoccupati disposti a cambiare il loro luogo di residenza all’interno dello stesso paese sono Romania e Germania (entrambi 37%), a cui seguono Repubblica ceca e Irlanda (entrambi il 35%). La percentuale di giovani europei che per il loro attuale lavoro sarebbero disponibili a trasferirsi in un altro Paese dell’Ue sono Estonia e Croazia (entrambi il 26%), seguiti dalla e Slovenia (25%). Ad abbandonare i territori europei sono più propensi i ragazzi svedesi, al 34%, seguita dagli spagnoli e dai finlandesi (28%) e dai francesi (27%).