Bruxelles – La decisione di nominare Martin Selmayr nuovo segretario generale della Commissione europea l’ha presa il presidente della stessa istituzione comunitaria, Jean-Claude Juncker, che ha lasciato all’oscuro di tutto praticamente l’intero collegio dei commissari. Solo il commissario per il Bilancio (Gunther Oettinger) e, in seconda battuta, il primo-vicepresidente (Frans Timmermans) sono stati messi al corrente della decisione maturata, prima che questa fosse sul tavolo dei commissari per la riunione in cui fu resa definitiva. A spiegare meglio in dettaglio come sono andate le cose in quello che molti definiscono ‘lo scandalo Selmayr’ è la Commissione europea, che rivendicala totale legittimità di quanto accaduto.
L’esecutivo non ha infranto alcuna regola. La nomina di Martin Selmayr è avvenuta “nel pieno rispetto di tutte le norme giuridiche”. Questo è quanto si tiene a sottolineare nel documento di 80 pagine fornito al Parlamento europeo in risposta alla interrogazioni sollevate sulla decisione presa il 21 febbraio scorso e le modalità della sua attuazione. Cose già dette, e ripetute in modo solo più dettagliato e schematico (con tanto di tabelle e illustrazioni).
Per diventare segretario generale servono almeno due anni di servizio in veste di alto funzionario, cosa che Selmayr, capo di gabinetto del presidente Jean-Claude Juncker dal 2014, ha sul proprio curriculum, rivendica Bruxelles. E poi, per poter essere direttore generale, non occorre per forza di cose essere promossi. Sono queste le due condizioni per potere accedere al posto più alto di funzionario europeo. La scala gerarchica per i funzionari dell’Ue è composta di 16 livelli, ma si può essere direttore generale pur essendo un alto funzionario di livello 15, lo stesso di Selmayr al momento in cui era capo gabinetto di Juncker. Insomma, a norma di regolamento, tutto è nella norma, secondo la Commissione.
A non convincere è però anche la manovra politica. Per qualcuno disegnata a tavolino, orchestrata appositamente per arrivare a dare quella precisa poltrona ad una specifica personalità. Già nel 2015 Juncker era stato informato da Alexandre Italianer, predecessore di Selmayr, circa la sua intenzione di andare in pensione e lasciare l’incarico di segretario generale. Di questo Juncker “parlò con il suo capo di gabinetto”, vale a dire Selmayr stesso, che però all’epoca non aveva ancora maturato i due anni minimi richiesti come alto funzionario per poter ambire al posto di segretario generale. Il prepensionamento fu poi rimandato, proprio il tempo necessario per permettere l’avvicendamento con il braccio destro di Juncker che è avvenuto in seguito a due mosse decisive. La prima il 31 gennaio, con il trasferimento di alti funzionari e il loro ricollocamento all’interno dell’istituzione che ha permesso di lasciare scoperto il posto di vice-direttore generale, assegnato al tedesco. La seconda il 21 febbraio, con l’annuncio del pensionamento di Italianer e il cambio apicale, a favore sempre di Selmayr. Una carriera fulminante che lo vede scalare tutte le posizioni più alte nel giro di un mese.
Per molti mancano chiarezza e trasparenza, e la risposta fornita dalla stessa Commissione sembra confermare che in pochi sapessero delle intenzioni di Juncker. “Il 20 febbraio – spiega la Commissione nelle risposte fornite – il commissario Oettinger è stato informato dal presidente Juncker della decisione del signor Italianer di presentare la sua lettera di pensionamento il mattino successivo (21 febbraio) e che, di conseguenza, proponeva il trasferimento del signor Selmayr (in linea con l’articolo 7 del Statuto del personale) alla carica di Segretario generale”. Oettinger, altro tedesco, ha espresso “il suo pieno accordo”. Sempre il 20 febbraio, il presidente ha consultato il primo vicepresidente Timmermans che ha dato il suo accordo. La proposta è stata approvata all’unanimità il giorno seguente. Da un collegio messo di fronte al fatto compiuto.