Roma – Ufficialmente voleva rompere lo stallo sull’elezione dei presidenti di Camera e Senato, cambiando cavallo a palazzo Madama ma restando nella scuderia di Forza Italia, e ha finito con il rompere la coalizione di Centrodestra. È il risultato, forse calcolato, della mossa a sorpresa del leader della Lega, Matteo Salvini, che alla seconda votazione a Palazzo Madama ha fatto votare i suoi per Anna Maria Bernini, senatrice di Forza Italia. Lo ha fatto “per uscire dal pantano”, ha spiegato, e “vedere se le altre forze politiche, a partire dai 5 stelle, hanno pregiudizi solo su un nome o sono disponibili a ragionare per far partire i lavori del Parlamento”.
Peccato che quello della Bernini non fosse il nome concordato con l’alleato Silvio Berlusconi. Il quale aveva già annunciato il voto per Paolo Romani, capogruppo forzista uscente, a partire dal terzo scrutinio. L’ex cavaliere è saltato su tutte le furie. Considera la sterzata di Salvini “un atto di ostilità a freddo della Lega, che da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodestra e dall’altro smaschera il progetto per un governo Lega-M5s”.
L’impuntatura forzista su Romani – la decisione di mantenere la sua candidatura anche dopo il rifiuto da parte del Movimento 5 stelle non era stata concordata con gli alleati – era un evidente tentativo di affossare in nuce ogni dialogo tra Salvini e Luigi Di Maio, capo politico del M5s. Dialogo che al contrario si rafforza, e potrebbe portare all’elezione di un presidente del Carroccio a Palazzo Madama e di un pentastellato a Montecitorio nella giornata di sabato.
Sarebbe Riccardo Fraccaro, candidato annunciato in tarda serata dal M5s, a salire sullo scranno più alto della Camera. L’apertura annunciata su Twitter da Di Maio, indicando la disponibilità a sostenere la senatrice Bernini, o un “profilo simile” qualora la Lega cambiasse scelta rispetto al secondo scrutinio,
Per la Presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile.
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) March 23, 2018
è stata raccolta subito da Salvini: “Vista la disponibilità dei 5 stelle a sostenere un candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei 5 stelle alla presidenza della Camera. Aspettiamo di conoscere nomi”.
L’intesa sembrerebbe raggiunta, dunque, ma il condizionale è d’obbligo. Dopo lo stallo preventivato della prima giornata di votazioni, le trattative proseguiranno comunque fino all’ultimo minuto, e le ipotesi in campo contemplano anche possibili accordi tra M5s e Pd, o tra il Pd e il centrodestra. Alla fine però potrebbe anche ricomporsi la frattura tra Berlusconi e Salvini. Nella trattative serrate, infatti, circolava per il Senato il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, azzurra di lungo corso e componente del Consiglio superiore della magistratura. Il suo profilo ricucirebbe i rapporti tra Lega e Forza Italia, senza incontrare particolari obiezioni da parte dei 5 stelle.
Si aprirebbe così lo scenario di un governo sostenuto dal centrodestra con il Movimento 5 stelle. La formazione di Di Maio, tuttavia, avrebbe non pochi problemi a coabitare con Forza Italia e il sentimento è reciproco. Più probabile allora un governo giallo-verde, ma con una quota di ministri graditi a Berlusconi e alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in modo da non rompere del tutto i rapporti tra Salvini e la coalizione di centrodestra. Un’esigenza vitale per il leader del Carroccio. Il rischio è dover rinunciare all’ambito ruolo di leader dell’intero centrodestra, e di far saltare la coalizione che regge diverse amministrazioni regionali e locali. Quella per l’esecutivo è comunque una partita che si giocherà dopo, e potrebbe prendere tutt’altra piega. Soprattutto se le trattative ‘last minute’ e il voto segreto mineranno quello che al momento sembra l’accordo più solido.