Bruxelles – Serve più trasparenza da parte delle istituzioni europee sui documenti riguardanti le procedure legislative, che devono essere accessibili a chi lo domanda. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Ue in una sentenza di un procedimento avviato da Emilio De Capitani che nel 2015 ha chiesto al Parlamento europeo l’accesso ai documenti contenenti informazioni riguardo alle posizioni delle istituzioni sulle procedure co-legislative in corso, nello specifico sui triloghi, i negoziati tra Parlamento e Consiglio Ue con la mediazione della Commissione europea.
In particolare la richiesta riguardava le tabelle a più colonne redatte nell’ambito di triloghi. Queste tabelle comprendono generalmente quattro colonne: la prima contiene il testo della proposta legislativa della Commissione, la seconda, la posizione del Parlamento e gli emendamenti da esso proposti, la terza, la posizione del Consiglio e, la quarta, il testo di compromesso provvisorio o la posizione preliminare della presidenza del Consiglio in rapporto agli emendamenti proposti dal Parlamento. Il Parlamento aveva dato accesso a tutte le tabelle tranne la quarta perché “ha ritenuto che la quarta colonna dei documenti di cui si trattava contenesse testi di compromesso provvisori e le proposte preliminari della presidenza del Consiglio, la cui divulgazione avrebbe pregiudicato in modo reale il processo decisionale dell’istituzione”, spiega la Corte. De Capitani ha proposto quindi ricorso al Tribunale dell’Unione europea contro la decisione del Parlamento di non mostrare una parte dei documenti ed è riuscito a spuntarla. La Corte conclude che “nessuna presunzione generale di non divulgazione può essere ammessa con riferimento alla natura della procedura legislativa, sottolineando che i principi di pubblicità e di trasparenza sono inerenti alle procedure legislative dell’Unione”.
Il tribunale è d’accordo sul fatto che i documenti delle riunioni a porte chiuse devono essere accessibili, poiché è “proprio la trasparenza nel processo legislativo che contribuisce a conferire alle istituzioni una maggiore legittimità agli occhi dei cittadini dell’Unione e ad accrescere la loro fiducia.” E pertanto l’accesso “deve essere possibile, a seguito di una domanda precisa presentata sulla base del regolamento relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione”.
Nella sentenza definitiva il Tribunale annulla la decisione con la quale il Parlamento ha respinto la domanda di accesso ai documenti, ritenendo che “nessuno dei motivi fatti valere, presi singolarmente o nel loro insieme, dimostri che l’accesso integrale ai documenti di cui trattasi avrebbe arrecato pregiudizio al processo decisionale in questione”.
Della sentenza è molto soddisfatto il vice presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, Pascal Durand, secondo il quale “nel dichiarare che pubblicità e trasparenza sono principi democratici fondamentali inerenti alle procedure legislative europee, la Corte conferma ciò che gli ecologisti continuano a ripetere: la trasparenza, dato che consente ai cittadini di essere informati e esercitare il controllo, è una delle condizioni della democrazia”.
Anche l’europarlamentare liberale Sophie in ‘t Veld è contenta: “Questo è un importante passo avanti per la democrazia europea: a partire da ora -ha detto – i negoziati sulla legislazione saranno molto più trasparenti: più trasparenza significa non solo le parti interessate, ma anche i cittadini saranno in grado di seguire da vicino il processo legislativo e far sì che i loro politici tengano conto”. Per la deputata olandese “la democrazia è più solida e rafforzerà la fiducia nell’Unione europea: la sentenza della Corte di oggi conferirà grande potere ai cittadini”.