Bruxelles – “Non tutto quello che è tecnicamente possibile è moralmente accettabile”. Giovanni Buttarelli, Garante europeo della protezione dei dati, censura senza appello la violazione dei profili e dati di oltre 50 milioni di utenti Facebook da parte di Cambridge Analytica per scopi politici. “E’ uno scandalo di dimensioni epiche”, probabilmente “la punta di un iceberg che verrà fuori in tutta la sua interezza”, che, spiega a Eunews, richiede a questo punto un nuovo modo di concepire la gestione della rete attraverso nuovi modelli di intervento.
Eunews: La vicenda Facebook-Cambridge Analytica tocca anche gli utenti europei? Cosa può fare l’Europa per garantire sicurezza in rete?
Buttarelli: Vediamo delle novità. C’è un salto di qualità, legato all’evoluzione di nuove tecnologie, che porta ad un uso molto più occulto, ad un’estrapolazione, ad una profilazione e ad un assemblaggio dei dati attraverso sofisticati algoritmi di cui si sa poco. Da questa profilazione ci sono dei privilegi. Penso che la risoluzione sull’utilizzo di dati personali per la comunicazione politica del 2005 richieda un aggiornamento.
E: Il problema è che su internet ci sono forse troppe libertà e poche responsabilità? Servono nuove leggi?
B: Non sono sicuro di quali leggi possano servire. Serve una riflessione sull’approccio strategico alla questione. I giganti tecnologici anticipano i tempi, beneficiano sempre di una finestra di 4-5 anni prima il legislatore intervenga, con il rischio che poi quando si interviene sia ormai troppo tardi. E poi ci chiedono tutto e non indicano quello che fanno con i nostri dati. In cambio dei nostri dati abbiamo solo app.
E: A livello europeo ci sono delle linee guida tra l’Ue e i principali attori di internet, tra cui Facebook, per il contrasto ai discorsi di odio e alla discriminazione. Può servire un’estensione di queste linee guida alla protezione dei dati?
B: Censura, controlli, linee guida sono tutti contributi utili ma che non risolvono il problema. Il punto centrale qui è che c’è un’enorme concentrazione di dati nelle mani di pochi, e la raccolta di questi dati avviene senza trasparenza per essere usati in modo occulto. E’ qui che chiediamo di intervenire. Ci vuole un nuovo tipo di collaborazione con le autorità responsabili per le leggi elettorali e per i media.