Bruxelles – Anche tra i poveri e i bisognosi si fa differenza, prima si aiutano i connazionali e poi tutti gli altri. È la filosofia della banca del cibo di Essen, città del Nord Reno- Westafalia, in Germania. L’organizzazione ‘selettivamente’ caritatevole ha deciso di accettare soltanto nuovi iscritti in possesso di carta d’identità tedesca. Jörg Sartor, il direttore della struttura, ha stabilito questa regola perché a suo dire “gli stranieri prendono il posto dei tedeschi bisognosi e sono irrispettosi e maleducati”. Le banche alimentari sono nate nel 1993 grazie al lavoro dell’associazione ‘Tafel Deutschland’, che gestisce 930 mense per poveri in tutta la Germania, mense che vengono rifornite con il cibo donato da cittadini e imprese.
Sartor ha preso questa decisione drastica a dicembre. Le nuove norme sono entrate in vigore a gennaio . “Non possiamo accettare che le nonne tedesche e le madri single non vengano più a ritirare il cibo che spetta loro di diritto perché la nostra sede di Essen è travolta da migranti che le importunano”, ha affermato Sartor. La decisione ha scatenato non poche polemiche in seguito alle quali si è deciso di riammettere gli stranieri all’elenco degli aventi diritto, ma solo quando il numero dei tedeschi serviti fosse tornato a essere superiore a quello degli immigrati. Per ora, “la quota degli stranieri è ancora del 60 percento – ha detto Sartor – per cui la decisione resta invariata”.
Il numero di clienti tedeschi della banca alimentare è diminuito sistematicamente negli ultimi due anni. “Alla fine dell’anno scorso, il 75% dei nostri 6.000 assistiti erano migranti e rifugiati” ha spiegato Sartor a diversi media locali. “Nel 2015 era appena il 35%”. “Molti di quegli uomini hanno mostrato poco rispetto per quelle donne”. Diverse testimoni intervistate dal New York Times hanno confermato le parole del direttore della mensa: “Quando le porte della nostra sede di Essen si aprivano al mattino, le signore anziane venivano spintonante e scavalcate in maniera maleducata”, ha raccontato Sartor.
Sartor sostiene che a causa del poco rispetto che i migranti hanno degli abitanti del luogo le clienti di sesso femminile con cittadinanza tedesca non vanno più a prendere il cibo. “E questo non sarebbe mai dovuto accadere”. Per Sartor è stata una “naturale conseguenza” la “decisione di accettare solo nuovi clienti che hanno una carta d’identità tedesca. Temevamo forti proteste su questa misura, ma stranamente ciò non è accaduto”, si è meravigliato.
Per gli altri 929 sportelli di ‘Tafel Deutschland’, per il momento tutti sono i benvenuti, ma la maggior parte non è stata immune a episodi in cui gruppi di giovani migranti si sono fatti largo ‘con forza’ per arrivare in testa alla fila senza rispettarla. Molte sedi hanno cercato di limitare le tensioni separando gli immigrati e i tedeschi in due code differenti.
Mentre la neoeletta cancelliera Angela Merkel ha affermato che “le banche del cibo non dovrebbero escludere nessuno”, sulla porta dell’edificio che offre il servizio di mensa di Essen è apparso un graffito con la scritta ‘nazisti’. Il murales è lì da gennaio, e Sartor non ha voluto toglierlo, e neanche ha cancellato le svastiche disegnate sui sette furgoni che fanno capo all’organizzazione, non facendo di fatto nulla per allontanare dall’associazione le accuse di razzismo.
La vicenda ha messo in evidenza una realtà scomoda: tre anni dopo che la Germania ha accolto più di un milione di rifugiati, gran parte del peso dell’integrazione dei nuovi arrivati è caduta sui più poveri, i cui quartieri sono cambiati, e che devono competere per appartamenti sovvenzionati, scuole e , nel caso della banca del cibo, per un pasto gratuito. Una vera e propria guerra tra poveri.