Bruxelles- Un miliardo di euro in meno per i fondi destinati alla ricerca del Regno Unito non possono andare perduti. È questo il grido d’allarme lanciato dalla Cbi (Confederazione dell’industria britannica) che sta facendo pressione al governo di Londra affinché nonostante la Brexit, la Gran Bretagna resti nel programma di ricerca dell’Unione europea.
Secondo la Cbi, “la mancata adozione di tali misure potrebbe ulteriormente danneggiare le imprese che già stanno riducendo le loro spese per la ricerca e scoraggiare gli investimenti futuri”. A rivelarlo, un’esclusiva di The Guardian. Il giornale illustra di un documento in cui la Cbi esorta Downing street a dichiarare ufficialmente la propria intenzione di rinnovare l’adesione al programma di ricerca e sviluppo Ue dopo la Brexit.
L’attuale quadro europeo, che dovrebbe essere rinnovato tra due anni tra gli stati membri dell’Ue e alcune altre nazioni con status associato come Turchia e Israele, dal 2014 ha erogato al settore di ricerca e sviluppo del Regno Unito circa 3,9 miliardi di euro (in sterline 3,4 miliardi). Ogni anno circa 260 milioni dei fondi sono stati destinati alle imprese, mentre il resto è stato distribuito tra le università e altri progetti di ricerca.
La Cbi rammenta che i dati dell’Istituto britannico di statistica mostrano una riduzione della partecipazione al progetto Ue da parte delle imprese, facendo scivolare il Regno unito al quinto posto nella classifica dei beneficiari, mentre fino al 2015 era stata al quinto posto. La Brexit avrebbe “indotto le imprese a riconsiderare gli investimenti in R&S, o trasferirli in altri Paesi”, dice il documento della Cbi, aggiungendo che ciò “ridurrebbe la prosperità e la crescita nazionale”.
In risposta, il governo britannico ha creato una strategia industriale e ha promesso di aumentare la spesa pubblica per ricerca e sviluppo al fine di raggiungere in 40 anni i massimi livelli, e ha pubblicato questo mese un documento di sintesi sul rinnovo del programma europeo, affermando che si sarebbe “impegnato attivamente nello sviluppo del programma, compresa la discussione sulle possibili opzioni per la nostra futura partecipazione”.
La richiesta del Cbi arriva anche per un’altra ragione. Le cifre mostrano che gli esportatori del Regno Unito sono in calo rispetto ai loro concorrenti europei, poiché il graduale aumento del valore della sterlina negli ultimi mesi rende i beni britannici meno competitivi per i compratori internazionali.