Bruxelles – Brutte notizie per le imprese europee, il costo del lavoro nell’Unione europea è in crescita. Lo certificano i dati Eurostat secondo cui il costo del lavoro è aumentato del 1,5% nella zona euro e del 2,3% nei 28 Paesi dell’Unione europea nell’ultimo trimestre del 2017. L’Italia è però un’eccezione: nel nostro Paese si riscontrano diminuzioni del costo del lavoro per le aziende, seppur di uno 0,2%.
Questi costi per le aziende non comprendono solo il salario corrisposto ai lavoratori, ma anche i contributi obbligatori per le assicurazioni obbligatorie da versare a carico dell’imprenditore, la quota per la tredicesima mensilità ed altre mensilità aggiuntive, il Tfr, le ferie e permessi maturati ed ogni altro importo attinente alla prestazione lavorativa.
Nell’ultimo quarto del 2017, rispetto all’ultimo quarto del 2016 il costo lavorativo è aumentato nella maggior parte dei paesi dell’eurozona (19 Paesi) del 1,3% nel settore industriale, del 2,1% nelle costruzioni e dell’1,9% nei servizi. Considerando tutti i Paesi membri dell’Unione europea è aumentato del 2,3% nell’industria, del 2,5% nelle costruzioni e del 2,7% nei servizi.
I Paesi in cui i dati Eurostat hanno registrato un maggiore aumento annuale dei costi lavorativi nell’economia generale sono Romania con un aumento del 14,3%, Bulgaria con il 12,2% di costi in più e Ungheria con +8,6%. La situazione in alcuni Paesi è invece più favorevole alle aziende e ai lavoratori stessi. Gli unici in cui sembra che addirittura i costi lavorativi per ora siano diminuiti invece che aumentati sono la Finlandia con un ribasso dei costi dello 0,7% e l’Italia con una percentuale di costi in diminuzione dello 0,2%.