Bruxelles – Le regioni svantaggiate devono essere aiutate a prescidere dai tagli, probabili, ai fondi per le politiche di coesione nel prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea. Ѐ quello che emerge dalla risoluzione non legislativa presentata dalla relatrice Michela Giuffrida, europarlamentare del Partito democratico, stamattina alla Plenaria di Strasburgo, dove i deputati l’hanno approvata con 488 voti favorevoli, riaffermando la centralità delle politiche regionali per i futuri investimenti dell’Ue.
Al momento, la politica di coesione rappresenta un terzo del bilancio europeo. Tuttavia, per il post 2020, la necessità di destinare risorse alle nuove sfide dell’Europa, come la sicurezza, e il venir meno di un contriubuente netto come il Regno Unito, dopo la Brexit, con ogni probabilità determineranno una riduzione del bilancio, e i tagli rischiano di colpire anche questo settore.
“Queste dotazioni finanziarie dimostrano ai nostri cittadini l’importanza dell’essere europei”, ha dichiarato Giuffrida. Sono 83milioni i cittadini coinvolti e 47 le regioni interessate, suddivise in “regioni a bassa crescita”, quali il Mezzogiorno in Italia o alcue aree in Spagna, Grecia e Portogallo, e “regioni a basso reddito”, con un Pil basso ma con tendenze di crescita incoraggianti come quelle presenti in Bulgaria, Romania, Ungheria e Polonia. Sebbene i fondi offerti dalla politica di coesione siano stati ingenti, la mancanza di infrastrutture e una crisi che si è protratta nel tempo ha impedito a quei territori uno sviluppo adeguato, così i deputati chiedono misure mirate, che puntino su istruzione e formazione per ridurre la disoccupazione, a facilitare l’accesso al credito per le imprese, a migliorare la qualità dell’amministrazione pubblica, a sostenere le imprese, il turismo sostenibile, l’economia circolare e l’agricoltura.
Un ruolo cruciale è affidato alle amministrazioni locali, che hanno il compito di creare delle strategie interne per colmare le differenze con le altre regioni e investire al meglio le risorse. Ed è proprio l’efficienza nell’uso dei fondi strutturali a essere centrale nella risoluzione, dove viene presentata la necessità di formare e ‘accompagnare’ le governance locali all’uso dei finanziamenti, onde evitare che gli stessi non vengano utilizzati.
“Abbiamo una responsabilità verso queste aree che deriva dallo stesso spirito di solidarietà e sostegno alla base del progetto europeo. L’ottica punitiva non le aiuterà a crescere, né l’Europa a rafforzare la sua integrazione”, ha sottolineato ancora Giuffrida, sostenendo la necessità di “individuare un nuovo e più bilanciato equilibrio tra politica di coesione e politica economica europea, per evitare che le Regioni in ritardo di sviluppo siano addirittura penalizzate da condizionalità e vincoli che si trasformano in strumenti punitivi”.