Roma – Al Consiglio Ecofin, “tutti mi hanno chiesto che cosa succede in Italia”, ha riferito il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a margine della riunione con i suoi colleghi europei, a Bruxelles, dove ha incassato la disponibilità delle istituzioni Ue a concedere più tempo per la presentazione del Documento di economia e finanza. La risposta del ministro “è stata quella ovvia: non lo so”, ha proseguito Padoan, riportando che anche il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, all’Eurogruppo di ieri “ha parlato dell’Italia come un elemento di incertezza”, cosa abbastanza ovvia da fare. Dichiarazioni che hanno fatto infuriare il leader del M5s Luigi Di Maio, determinato ad andare al governo e impegnato a rassicurare proprio l’Ue che ciò non rappresenterà alcun pericolo.
Quello del titolare di Via XX Settembre è stato un atteggiamento “molto irresponsabile”, ha attaccato Di Maio da Roma, in una conferenza stampa davanti ai giornalisti delle testate estere. Il candidato a 5 stelle per Palazzo Chigi lo ha letto come “una provocazione, quasi a dire ‘prima di andare all’opposizione avveleno i pozzi dicendo a Bruxelles che c’è instabilità’”.
Per questo, Di Maio ci teneva “tantissimo a fare questa conferenza stampa, per comunicare ai vostri Paesi di provenienza che le nostre misure economiche saranno sempre ispirate alla stabilità del Paese e alla qualità della vita degli italiani”. Ha confermato di voler ridurre il debito puntando su politiche espansive più che sui tagli, ma ha precisato: “Le misure economiche si possono portare avanti con una interlocuzione con Bruxelles, e non contro Bruxelles”.
L’ulteriore rassicurazione che Di Maio prova a dare è sull’uscita dall’attuale stallo politico. “Oggi per noi l’obbiettivo è andare al governo e non sto prendendo in considerazione l’ipotesi in cui non parta la legislatura”. Quindi un governo si farà, se ne deduce. Anche se poi qualche dubbio viene, quando il leader pentastellato precisa che “non contempliamo alcuna ipotesi di governo istituzionale, nessuna ipotesi del governo di tutti”, perché “gli italiani hanno votato un candidato premier, una squadra, un programma e le coperture per la realizzazione di quel programma”.
Di Maio sa che è impossibile riuscire a piazzare tutte queste tessere per comporre il puzzle come se avesse una maggioranza autosufficiente. Tuttavia sfida le altre forze politiche, alle quali “è stato dato un grande segnale a queste elezioni”. “Forse hanno bisogno di un segnale ancora più forte?”, chiede retoricamente il leader M5s. “Stanno chiedendo di tornare a votare?”, incalza. “Questo a noi non spaventa”, avverte, perché in caso si andasse a nuove elezioni “per l’irresponsabilità” degli altri, il movimento “può solo crescere ulteriormente”.
Ciononostante, Di Maio intende confermare la promessa “che in assenza di maggioranza assoluta il Movimento 5 stelle non avrebbe lasciato l’Italia nel caos”, e dunque conferma l’apertura al dialogo con le altre forze invitandole a presentare “proposte sui temi” e non sulle persone. E questo a proposito sgancia l’elezione dei presidenti di Camera e Senato dalla formazione di una maggioranza, perché “non riguardano le dinamiche di governo”, ma “sono figure di garanzia che riguardano il Parlamento”.