Bruxelles – La nomina di Martin Selmayr come nuovo segretario generale della Commissione europea è riuscita ad unire il Parlamento europeo, ad unirlo nell’indignazione e nella critica all’esecutivo comunitario. Tutti i gruppi si sono espressi contro la decisione di Jean-Claude Juncker di mettere al vertice dei funzionari della Commissione il proprio braccio destro, e su proposta di Verdi e Sinistra unita Gue hanno deciso all’unanimità che la commissione Bilancio debba redigere una risoluzione sull’argomento da votare poi in Aula.
Nel dibattito organizzato in Plenaria a Strasburgo con il commissario al Bilancio Günther Oettinger, persino i popolari hanno espresso le loro perplessità. “Purtroppo questo caso induce i nostri concittadini a credere che funzionari non eletti prendono ‘de facto’ le redini dell’istituzione, in barba ai commissari che sono stati avvertiti all’ultimo minuto”, ha affermato Françoise Grossetête del Ppe, secondo cui con questa mossa “onestamente ci stiamo sparando sui piedi”. Per la francese, per quanto la competenza di questo esecutivo sia “indubbia”, questo “caso getta discredito su un’istituzione che sappiamo essere composta da funzionari che sono dei professionisti”, una istituzione “che non appartiene a questi funzionari ma ai cittadini, e i funzionari devono servire questi cittadini”.
“In periodo di crisi di fiducia” verso il progetto europeo, “con la Brexit in corso e con i populisti di tutti i colori che lavorano per mettere in discussione il progetto europeo”, la promozione di Selmayr, a cui è stato affidato il posto di Alexander Italianer dimessosi per ragioni personali, “potrebbe dare all’esterno l’impressione che le regole vengano spremute al massimo per mettere in certi posti di vertice le persone che si vogliono”, e non quelle che più lo meritano. Ciò “non fa altro che alimentare la campana dell’euroscetticismo”, ha attaccato a nome dei socialisti Arndt Kohn.
“Sia la scelta frettolosa di Martin Selmayr, sia il ‘drink amichevole’ che il commissario Katainen ha avuto con l’ex presidente della Commissione Barroso, che ora lavora per Goldman Sachs, mostrano una mancanza di integrità e disprezzo per i cittadini europei”, ha accusato per la Sinistra unita Gue Dennis De Jong, minacciando una mozione di sfiducia se non ci sarà un passo indietro sul segretario generale. “È di dominio pubblico il fatto che Selmayr sia soprattutto un uomo di un partito, che ha l’obiettivo di creare un’egemonia sulle questioni europee, di attuare una centralizzazione autoritaria e una caporalizzazione dei funzionari che saranno invitati all’obbedienza più che alla creatività”, ha affermato per i Verdi Philippe Lamberts.
Ma l’attacco più duro in Aula è arrivato dai liberali. “Sono senza parole per il fatto che 27 potenti politici, scelti da capi di Stato e di governo si facciano tirare per il naso da un funzionario, che una Commissione politica si faccia intimidire così facilmente e si comporti come un gruppo di bambini quando viene criticata”, ha tuonato Sophia In’t Veld chiedendosi: “Come possiamo aspettarci che queste persone difendano gli interessi europei ad esempio contro Donald Trump?”. Per la liberale il “Selmayrgate distrugge la credibilità dell’Ue”, in un momento “in cui la fiducia è bassa”, ed “è devastate come voi restiate sordi alle critiche”, ciò “dimostra che siete scollegati dalla realtà”, ha affermato rivolgendosi a Oettinger.
Per Isabella Adinolfi del Movimento 5 Stelle, “la miopia politica di Juncker e i continui favori a Merkel e ai suoi uomini a Bruxelles sono un pericolo per l’Europa stessa”, mentre “la credibilità delle Istituzioni europee deve basarsi sulla trasparenza, l’etica e l’ascolto dei cittadini”. L’eurodeputata del gruppo Efdd si è detta convinta che “il risultato elettorale in Italia prova che un’altra maniera di fare politica è possibile. Spira un forte vento di cambiamento che l’Europa non può più ignorare”, e quindi “da Juncker ci aspettiamo una seria autocritica e la revoca di Selmayr”.