Bruxelles – Fine delle frammentazioni, stop alle barriere nazionali, e avvio di regole e standard comuni che possano rendere il mercato dei capitali veramente comune con obbligazioni europee. La Commissione europea intende cambiare radicalmente l’impalcatura del mercato dei capitali, e sottopone all’attenzione degli Stati membri le comunicazioni e le proposte di direttive per la trasformazione ritenuta necessaria per il cambio di passo di cui l’Ue ha bisogno. La parola d’ordine è ‘armonizzazione’, a cominciare dalle obbligazioni garantite (o ‘covered bond’), gli strumenti finanziari generalmente emessi dalle banche per finanziare l’economia reale.
A livello mondiale il volume di obbligazioni garantite ha raggiunto i 2,5 trilioni di euro nel 2015, con l’84% delle emissioni realizzata da istituzioni con sede nell’Ue. Un mercato molto sviluppato che vede in Germania (383 miliardi), Danimarca (383 miliardi), Francia (323 miliardi) i principali membri Ue per volume di emissione. Ma i mercati non interagiscono tra loro, e la Commissione propone norme Ue che stabiliranno definizioni e standard comuni per le obbligazioni garantite. “Vogliamo rendere più semplice ed economico per le aziende, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, ottenere il finanziamento di cui hanno bisogno”, spiega il commissario per gli Investimenti, Jyrki Katainen, convinto che “un mercato unico integrato aiuterà le aziende a ottenere tali finanziamenti e consentirà loro di crescere”.
La proposta della Commissione intende proporre una definizione unica di ‘obbligazione garantita’, le regole per l’utilizzo di un’etichetta ‘obbligazione garantita europea’ con un meccanismo di supervisione a livello europeo. Quello che il team Juncker mette sul tavolo ridurrà i costi di finanziamento per l’economia in generale, generando risparmi stimati per i mutuari dell’Ue tra gli 1,5 miliardi e gli 1,9 miliardi di euro l’anno. Il commissario per i Servizi finanziari, Valdis Dombrovskis, non ha dubbi: la via da seguire è quella proposta dal collegio dei commissari. “Per avere un’autentica Unione dei mercati dei capitali in Europa entro il 2019, dobbiamo avanzare in tre direzioni: etichette e passaporti europei per prodotti finanziari, norme armonizzate e semplificate per approfondire i mercati dei capitali e una vigilanza più coerente ed efficiente”.
L’Ue vuole un’armonizzazione anche del sistema dei fondi di investimento, gli strumenti concepiti per facilitare l’accumulo di risparmi personali e rendere disponibili risorse per prestiti a imprese e stimolo alla crescita e all’occupazione. Il mercato comune vale 14,3 trilioni di euro ma, lamentano a Bruxelles, “non ha ancora raggiunto il pieno potenziale”. Ciò perché i fondi di investimento, al pari dei covered bond, sono ancora troppo nazionali e troppo poco europei. La proposta di direttiva della Commissione intende armonizzare le condizioni alle quali i fondi di investimento possono uscire da un mercato nazionale. Per ovviare ai problemi giuridici, la Commissione intende anche riscrivere le regole della compravendita tra Stati membri, oggi non chiare perché legate alle diverse legislazioni nazionali. La Commissione propone, per le operazioni transfrontaliere di crediti e titoli, di applicare la legge del Paese in cui i creditori hanno la loro residenza abituale.