Bruxelles – Se l’Unione europea vuole una società sempre più egualitaria, giusta e democratica deve dare più potere alle donne nei media e nel campo del digitale. Sono queste le conclusioni a cui è giunto il dibattito sull’uguaglianza di genere nei settori della comunicazione che si è tenuto al Parlamento europeo in occasione della giornata internazionale della donna.
In certi ambiti lavorativi c’è ancora “molta strada da fare”, ha avvertito il presidente dell’Assemblea comunitaria, Antonio Tajani, nell’aprire il dibattito, promettendo che il Parlamento è pronto a promuovere una “più diffusa educazione digitale per le donne e l’accesso paritario ai posti di lavoro”. “Anche il prossimo bilancio dell’Unione europea dovrà prevedere risorse adeguate per la formazione e l’imprenditoria digitale femminile”, ha affermato Tajani.
Nella società odierna il gender gap è ancora marcato e lo è ancora di più in settori lavorativi come il giornalismo o il settore mediatico e digitale. Secondo sondaggi Eurobarometro condotti a livello europeo sugli stereotipi legati al genere, il 59% delle donne crede che ci sia un problema nel modo in cui esse sono rappresentate nei media e nella pubblicità e che si debbano prendere provvedimenti al riguardo.
Nel mondo dei media e del giornalismo, le giovani donne sono quelle più soggette a discriminazione e violenza, anche a sfondo sessuale. “Le donne sono sottorappresentate in tutti i tipi di comunicazione, soprattutto a livelli più alti, al vertice”, afferma la deputata liberale francese Isabelle Florennes. Le donne sono sotto rappresentate a livello decisionale e salariale: guadagnano in media il 16% in meno degli uomini e hanno situazioni lavorative più precarie. E così sono esse stesse scoraggiate ad intraprendere determinate carriere lavorative a causa delle discriminazioni e inuguaglianze ancora presenti tra i generi e ai mancati supporti in ambito legislativo.
Il progetto di monitoraggio dei media globali (Global media monitoring project) ha rivelato che negli ultimi 20 anni le donne sono rappresentate con una frequenza di 1 su 4 persone che vediamo nei media e di cui leggiamo ogni giorno nei giornali (25,7%). Nel 2017, studi rivelano che le donne rappresentano solo il 35% degli amministratori delegati (Ceo) e membri delle emittenti pubbliche nei Paesi dell’Unione europea, passando dallo scandaloso 0% in Polonia al 64,3% in Lituania.
La rivoluzione digitale sta oggi eliminando i confini tra i media tradizionali e quelli online e ciò sta portando nuovi rischi ma anche opportunità per quanto riguarda il gender gap. I nuovi media stanno incoraggiando le donne a farsi avanti, creando nuove forme di consapevolezza e mobilizzazione, come ha dimostrato la campagna social #metoo contro la violenza e molestia sessuale. Tuttavia la disparità tra i generi è ancora evidente in quanto poche donne si cimentano in studi legati al mondo digitale e informatico poiché “mancano punti di riferimento ed esempi” dichiara la Florennes, decisa a portare avanti la battaglia per l’uguaglianza.
Le già esistenti leggi europee sull’uguaglianza nell’impiego nel mondo lavorativo includono norme sul pagamento egualitario tra uomini e donne e protezione contro la discriminazione e le molestie nei confronti delle donne lavoratrici nei media e nel settore digitale. Tuttavia secondo Michaela Sojdrovà del Ppe queste misure potrebbero essere applicate in modo più effettivo: “Chiediamo l’attuazione di norme già esistenti che non vengono messe in pratica, come l’equilibrio lavoro e famiglia, e la promozione di migliori pratiche contro il sessismo nella pubblicità”. “È desolante vedere che dopo quello che è stato fatto il gender gap sia ancora così marcato”, continua Florennes. “Noi comunque dobbiamo continuare la battaglia delle donne per una maggiore uguaglianza” afferma, riconoscendo anche come nelle istituzioni europee ci sia un appoggio per portare avanti la lotta.