Roma – Sono una cinquantina e sono molto agguerrite le organizzazioni degli editori e le aziende europee che hanno inviato una lettera aperta ai “decisori europei e nazionali” contro il nuovo regolamento e-privacy. L’italiana Fieg, la francese Geste, la tedesca Vdz, la European magazine media association sono tra le associazioni di editori che hanno sottoscritto l’appello insieme con aziende come Zalando e Orange. Oggetto della protesta sono le regole sull’utilizzo dei cookies, dei ‘biscotti’ virtuali grazie ai quali i siti web possono memorizzare dati personali, preferenze e contenuti della navigazione degli utenti. Il regolamento e-Privacy prevede l’esplicito consenso da parte degli utenti per poter attivare i cookie, e i siti devono fornire chiare istruzioni su come disattivare questo strumento per il tracciamento.
Senza autorizzazione esplicita, niente cookies. Dunque non varrà più il sistema del tacito assenso, usato da alcuni siti che offrono ai naviganti solo l’avvertenza – in genere neppure troppo evidente – che proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookies. Gli editori, le associazioni di pubblicitari e le aziende che hanno scritto a Bruxelles non contestano l’obbiettivo di voler tutelare la privacy dei cittadini. Al contrario, dicono di condividerlo ma sono “preoccupati che l’attuale proposta non offra una protezione efficiente ai consumatori; rafforzi gli attori già dominanti nella ‘data economy’ (economia dei dati); minacci lo sviluppo di startup e aziende innovative europee, della pubblicità online, degli operatori delle telecomunicazioni; mini il ruolo essenziale dei media e della stampa nella vita democratica europea”.
Nella lettera, pur senza nominarli, si punta il dito contro i colossi come Google, Amazon, Facebook, per i quali si aprirebbe “una corsia preferenziale nella raccolta e nell’uso dei dati, in particolare per quanto riguarda quelli di localizzazione” degli utenti. Tali operatori, infatti, non si servono di cookies ma usano altri sistemi di tracciamento che non vanno incontro alle stesse restrizioni. La nuova normativa avrebbe il riflesso di “ridurre la possibilità di investire in giornalismo di qualità in Europa”, si legge inoltre nella missiva.
Il regolamento e-privacy è già stato votato dal Parlamento europeo ed è ancora all’esame del Consiglio. Per questo editori e pubblicitari si rivolgono ai “‘policy-maker’ europei e nazionali” affinché rivedano la proposta della Commissione. In passato, anche organi dell’informazione tradizionale avevano rivolto un appello contro le nuove norme sui cookies. Con una lettera al Parlamento europeo, testate come The Guardia, Financial Times, Le Monde e Spiegel aveva denunciato i rischi che una stretta sui cookies mini le loro attività online.