Bruxelles – Bisogna fare in fretta e bene, altrimenti mercati e partner inizieranno a trattare il Paese in modo diverso. Il presidente della Bce, Mario Draghi, invita l’Italia a dotarsi quanto prima di un governo, capace di essere quanto più saldo possibile e in grado di andare avanti con le riforme. “Una protratta instabilità può minare la fiducia e questo può avere effetti negativi”, avverte da Francoforte, durante la tradizionale conferenza stampa che segue la riunione del consiglio dei governatori per le decisioni di politica monetaria. “L’attuazione delle riforme strutturali nei Paesi dell’area euro deve essere sostanzialmente rafforzata”. Ciò vale anche per l’Italia, alle prese con il rebus della formazione del nuovo esecutivo e la definizione delle nuove alleanze politiche. Chiunque la spunterà dovrà garantire equilibrio e continuità con il percorso di riforme.
Luigi Di Maio o Matteo Salvini? “Non ne abbiamo parlato”, ammette Draghi, per il quale conta solo la lista delle cose da fare. Che le faccia l’uno o l’altro, cambia poco. “In generale la sostenibilità dei conti è la principale preoccupazione per i Paesi ad alto debito”. Non v’è dubbio che l’Italia il debito lo abbia a livelli elevati, e che debba ridurlo. Un impegno preso dal governo uscente, e che resta valido anche per quello entrante, chiunque ne farà parte. E per tutti, euro-scettici ed euro-critici, vale anche il principio per cui “l’euro è irreversibile”. Draghi non fa nomi, ma il concetto è valido sia per i 5 Stelle sia per la Lega, ma è valido anche per formazioni extra-italiane, che in giro per l’Europa non sono poche. “Un’unione economica e monetaria più profonda resta una priorità”, rimarca Draghi. L’Italia è avvertita. A livello nazionale come europeo la strada da seguire è tracciata.
Ma non c’è solo l’Italia a finire sul tavolo dei governatori della Bce. Sono oggetto di preoccupazione le decisioni che arrivano dall’altra parte dell’oceano Atlantico. Gli annunci di dazi sui beni ‘made in Ue’ non fanno bene. Non a caso Draghi ammette di vedere nel commercio una delle due possibile sfide (l’altra è la “deregulation finanziaria”). Le decisioni “unilaterali” in materia commerciale “sono pericolose”, ammette Draghi. “Se metti tariffe contro i tuoi alleati, ci si chiede ‘chi sono i nemici?'”