Bruxelles – Quando parliamo di aree non urbane in tutta Europa le differenze non tardano ad emergere, alcune zone sono estremamente sviluppate, altre in grave ritardo, con gravi conseguenze per le condizioni di vita e le opportunità di tanti cittadini. Per questo, inclusione sociale, sviluppo locale partecipativo e i giovani sono le parole chiave del nuovo piano d’azione sulle regioni e la popolazione vulnerabile dell’Ue, presentato ieri durante la conferenza a Sofia del Comitato economico e sociale dell’Ue (Cese).
“Eliminare le differenze di opportunità tra aree urbane e non urbane è un obiettivo fondamentale, se non addirittura un obbligo, per l’Ue”, ha dichiarato l’italiano Luca Jahier, presidente del gruppo Attività diverse del Cese.
Sono circa 113milioni le persone che vivono in aree non urbane. Molti vivono in situazione di esclusione sociale, economica e territoriale. Le zone periferiche, rurali, montane e remote raggiungono in media solo il 70 % del Pil europeo. I livelli di disoccupazione sono allarmanti e la presenza dei anziani è del 20% sulla popolazione. Un quarto di queste persone non hanno accesso a internet. Inoltre la carenza di infrastrutture e servizi assistenziali incentiva lo spopolamento di queste aree, avendo un effetto sproporzionato sulle fasce di popolazione più vulnerabili e svantaggiate, come gli anziani e i disabili.
Il piano d’azione, promosso dal Cese sostiene la collaborazione tra gli attori locali e le autorità europee per poter lavorare su politiche coordinate per la ripresa inclusiva. Protagonisti, del futuro sviluppo rurale sono i giovani, ai quali bisogna offrire opportunità interessanti d’istruzione e aiuti sulle risorse locali. Inoltre è necessario attivare nuovi programmi di formazione per l’imprenditoria giovanile con l’obiettivo di incoraggiare la diversificazione della produzione e realizzazione di progetti sulle energie rinnovabile e sul turismo sostenibile. Pertanto l’economia sociale, e in particolare le cooperative e le imprese sociali, svolgono un ruolo fondamentale nel fornire posti di lavoro e servizi necessari, soprattutto per quando riguarda le persona più vulnerabili come lavoratori poveri, anziani e persone con disabilità.
Crescita economica e coesione sociale sono alla base della presidenze dell’Unione europea ed è opportuno, secondo il CESE, non sottovalutare lo sviluppo delle aree non urbane.