Bruxelles – I deputati europei eleggeranno il nuovo Presidente della Commissione esclusivamente fra i candidati designati dai partiti politici europei prima delle elezioni del 2019. Quello dello spitzenkandidat è un processo dal quale non si deve tornare indietro. Dopo la risposta fredda all’idea arrivata dall’ultimo Consiglio europeo gli europarlamentari hanno messo in guardia i governi dell’Ue sul fatto che non sono disposti ad abbandonare la procedura messa in atto per la prima volta nel 2014 e che ha portato Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea.
“L’introduzione di questa pratica ha rappresentato passo importante sulla strada di un’Europa più politica”, una pratica dalla quale “non si deve torna indietro”, ha affermato il presidente dell’Aula Antonio Tajani, secondo cui “non solo la pratica va mantenuta ma deve essere migliorata al fine di rafforzare la legittimazione della Commissione attraverso un legame fiduciario con un Parlamento più forte”. Per Tajani “se vogliamo ridurre le distanze tra istituzione e cittadini dobbiamo dare loro la convinta sensazione di essere parte delle decisioni sul futuro governo dell’Ue”.
Anche per Guy Verhofstadt, “tornare indietro sullo spitzenkandidat sarebbe un errore strategico enorme”. Il leader dei liberali, che fu lo spitzenkandidat dell’Alde, avrebbe voluto che questo processo fosse inserito in quello più ampio delle liste transnazionali, idea su cui però anche a Strasburgo non è stato possibile trovare una maggioranza. Insieme le due cose darebbero maggiore “legittimità democratica” e con un candidato unico alla presidenza della Commissione all’interno di liste di candidati che potrebbero essere votate in tutti gli Stati membri “sarebbero le stesse persone a decidere direttamente chi deve essere eletto” alla testa dell’esecutivo comunitario e il Consiglio europeo ”non potrebbe obiettare”.