Roma – Partiti in coalizione, partiti da soli, candidati all’uninominale, candidati al proporzionale, Camera, per chi ha oltre 25 anni anche Senato… La nuova legge elettorale può creare qualche confusione tra gli elettori al momento di esprimere la preferenza. Ma una soluzione semplice, “all’antica” forse, c’é: fare la croce solo sul simbolo del partito prescelto. Questo voto varrà ovviamente per il partito preferito, che rappresenta la parte proporzionale degli eletti, e per il candidato all’uninominale. E questo “sistema” vale sia per le coalizioni, sia per i partiti che corrono da soli, sia per la Camera, sia per il Senato. Così è facile.
Scendiamo nel dettaglio, per chi vuol capire e per chi vuole complicarsi la vita nel seggio. Le schede di Camera e Senato, a parte il colore, dentro sono uguali. Troveremo dei “riquadri” che conterranno in alto il nome del candidato all’uninominale, e sotto i simboli dei partiti a lui collegati, ognuno con accanto i suoi candidati, che comporranno la parte eletta in Parlamento con il sistema proporzionale, circa due terzi del totale.
Tra i candidati all’uninominale in ogni collegio vince quello che ha preso un voto più degli altri candidati. Per quelli al proporzionale ne passeranno tanti quanti la proporzione dei voti del partito consentirà. Alle elezioni politiche non è consentito il “voto disgiunto”: candidato uninominale e partito devono essere collegati. Se si vota il candidato uninominale della coalizione “A” e un partito della coalizione “B”, o un partito non coalizzato, il voto viene annullato.
Si può votare in tre modi. Il primo, più semplice, è quello che abbiamo già indicato: croce sul partito e via, ed il voto varrà anche per il candidato uninominale, quello da solo, indicato in alto nel riquadro. Il nostro voto in questo caso, per la parte proporzionale, varrà solo per il partito scelto. Ricordiamo che non c’è modo di non votare il candidato all’uninominale della coalizione o del partito scelto, comunque si voti si vota anche per lui (o per lei). Così come è per i partiti, non è possibile non votarne (almeno) uno quando si esprime la scelta per il candidato all’uninominale: il voto a questo si trasferisce anche al partito che lo presenta o ai partiti della coalizione che lo sostengono.
Il secondo modo è fare una croce sul candidato uninominale e su uno dei partiti della sua coalizione (se c’è una coalizione, altrimenti sull’unico partito che lo sostiene). L’effetto è lo stesso del primo modo, non cambia nulla di nulla.
Il terzo modo è fare una croce solo sul candidato uninominale. In questo caso ovviamente il voto vale per lei (o per lui), mentre per i partiti della coalizione questo voto verrà “diviso” in base ai risultati ottenuti da ognuno di loro. Dunque ad esempio nel caso di una coalizione a 4 non sarà attribuito il 25% a ciascuno, ma a ciascun partito andrà una quota di voti in base ai risultati percentuali che nella coalizione ha ottenuto dagli elettori che hanno indicato una scelta. Qualcuno dunque avrà di più, qualcuno di meno.
Non si possono esprimere delle preferenze: i nomi posti accanto ai simboli indicano i candidati scelti dai partiti, che saranno eletti nell’ordine in cui appaiono sulla scheda in base ai posti “vinti” dal loro partito. Se si esprime una preferenza, ad esempio sottolineando un nome o facendoci una croce sopra, il voto verrà annullato.
Altra cosa importante da conoscere: il tagliando. Per evitare brogli ogni scheda elettorale avrà un tagliando con un numero, che sarà riportato dagli scrutatori accanto al nome dell’elettore cui viene consegnata la scheda. Dopo aver votato, l’elettore dovrà consegnare la scheda piegata al presidente del seggio (o a un suo delegato) il quale provvederà a verificare la corrispondenza tra il numero del tagliando e quello sul verbale e poi staccherà questa strisciolina di carta prima di inserire la scheda nell’urna. Se questa operazione viene male, se nello strappare il tagliando viene danneggiata la scheda, e dunque resa riconoscibile tra le altre, l’elettore ha il diritto di chiederne l’annullamento e di ottenerne un’altra per esprimere nuovamente il suo voto, in anonimato.
Per votare finisce qui. Se poi volete sapere come funziona più nel dettaglio, sappiate che, a parte eventuali eletti all’uninominale (caso possibile nelle coalizioni), i partiti che non raggiungono l’uno per cento non avranno nessun rappresentante eletto (nel proporzionale) e i voti ricevuti non concorreranno, nel caso di una coalizione, ad aumentare i voti di quella coalizione. Varranno però per eleggere il candidato uninominale. Se un partito si colloca tra l’1 e il 2,9 per cento ugualmente non avrà candidati (del proporzionale) eletti, ma se è in coalizione i suoi voti si aggiungeranno a quelli dei partiti della coalizione che hanno superato il 10 per cento, aumentandone quindi di fatto i voti. Infine, se una coalizione non raggiunge almeno il 10 per cento sarà esclusa dall’assegnazione dei seggi.
Per chi proprio vuol sapere tutto aggiungiamo che gli italiani residenti all’estero hanno votato (le votazioni, solo per corrispondenza, si chiudono il primo marzo alle 12) con un sistema del tutto diverso, puramente proporzionale, con la possibilità di indicare fino a due preferenze per i candidati. Nelle circoscrizione estero non ci sono stati dunque candidati all’uninominale.