Bruxelles – Un documento corposo, tecnico, dettagliato. “Non ci sono novità”, premette il negoziatore capo dell’Ue per la Brexit, Michel Barnier, e in effetti è così. La bozza di accordo di uscita del Regno Unito dall’Ue approvata dal collegio dei commissari è la traduzione in termini giuridici dell’intesa di massima raggiunga a dicembre. Non ci sono passi avanti, anche perché i negoziati tra le parti procedono a rilento. La Commissione europea mette sul tavolo la sua visione di uscita, che però non è il frutto di alcun accordo con Londra. L’unica cosa veramente nuova è la decisione sull’Irlanda del Nord. Delle tre opzioni sul tavolo Bruxelles ha scelto la terza, quella che prevede l’inclusione dell’Irlanda del Nord all’interno dell’unione doganale, con rispetto di regole e standard comunitari. Una decisione censurata da Downing Street. La premier britannica Theresa May la definisce “irrecevibile”, “inaccettabile”.
I media britannici già gridano all'”annessione” dell’Ulster da parte dell’Ue. La verità è che la Commissione non vuole perdere tempo e vuole costringere a negoziare. “Conosco la Carta britannica, e tutti noi intendiamo rispettarla”, assicura Barnier, che vuole solo passi avanti. Per la questione irlandese, lo scorso dicembre, si erano previste tre possibilità: nessun cambiamento nella gestione di frontiera tra Ulster ed Eire per via di un nuovo accordo commerciale di nuova futura, soluzioni proposte da Londra per gestire la situazione nel rispetto degli accordi del Venerdi Santo e la tutela dei cittadini irlandesi, e applicazione delle regole Ue in Irlanda del Nord in caso di assenza di soluzioni concordate. A oggi non ci sono né accordi commerciali né soluzioni concordate né proposte di Londra. Bruxelles prova a rassicurare Londra. “Se i britannici produrranno delle soluzioni migliori elimineremo questa parte relativa all’Irlanda”, sottolinea Barnier. “Aspettiamo. Sono pronto a discutere immediatamente le proposte del Regno Unito non appena le presenterà”.
Al di là della questione irlandese, il documento non propone nulla di nuovo, perché nella vicenda Brexit di nuovo c’è molto poco. Non ci sono progressi, le divergenze sono tante. Barnier ripete quanto detto nella conferenza stampa di ieri. Difficile che qualcosa possa cambiare dal giorno alla notte, del resto. Non c’è chiarezza sull’Irlanda, ci sono “divergenze” sul trattamento da riservare ai cittadini comunitari che entreranno nel Regno Unito durante il periodo di transizione. Per l’Ue chi mette piede su suolo britannico tra il 30 marzo 2019 e il 31 dicembre 2020 – questo il periodo transitorio concepito per traghettare Londra dall’Ue a nuove relazioni con l’Ue – dovrebbe avere stesso trattamento in termini di diritto e protezione riconosciuti a quanti sbarcano sull’isola entro il 29 marzo 2019, ultimo giorno di appartenenza dei britannici al club europeo. Ma per il governo di Sua Maestà “Brexit significa Brexit”, e si vuole chiudere le porte in faccia agli europei dal primo giorno del divorzio. Ancora, non c’è ancora un mutuo accordo su cosa significa “accordo transitorio”, non c’è un accordo sull’Euratom, pure “molto importante”, per via della difficoltà a trovare un’intesa sulla cooperazione nel nucleare civile. Ancor di più, su alcuni soggetti “non abbiamo ricevuto neppure la posizione britannica, e questo ha reso impossibile anche solo avviare le negoziazioni”.
Barnier ancora una volta non nasconde le preoccupazioni. Il tempo passa, i risultati non si vedono. “Stiamo lavorando ad ogni possibilità, anche quella di un mancato accordo, che non è la nostra opzione”. Proprio per questo l’intenzione della Commissione è presentare un testo completo che possa servire da linea guida per andare avanti, almeno per quello che si può. Manca la controparte, che a Bruxelles si è deciso di incalzare. “Non c’è arroganza da parte mia”, assicura Barnier. “Non cerco di provocare, ma solo di trovare soluzioni. E’ il mio compito”. Ma per cercare di trovare una soluzione alla questione della brexit occorre tentare forzature. “Se vogliamo riuscire dobbiamo accelerare”