Bruxelles – Quando si parla di salari, l’Europa è lontana dall’essere unita. Se l’argomento riguarda il valore dei stipendi minimi lo è ancor di più. Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Bulgaria detiene l’ultimo posto con uno stipendio minimo lordo pari a 261 euro mentre si garantisce il primo posto il Lussemburgo con 1.999, dove il salario minimo è 8 volte più elevato di quello bulgaro.
Non esiste una normativa unica per tutti i Paesi dell’Unione, e solo 22 su 28 degli Stati prevedono un salario minimo nazionale. L’Italia ne è sprovvista in compagnia di Danimarca, Svezia, Finlandia, Cipro, Austria. Nello stivale sono previsti solo dei minimi retributivi, stabiliti dal contratto nazionale di lavoro.
Eurostat suddivide gli Stati in tre diversi gruppi: a seconda del range del salario. Molti Paesi sono sotto ai 500 euro mensili come Lituania 400, Lettonia 430 e Polonia 503. Il nord- est primeggia con un stipendio minimo di almeno 1.400 euro, tra questi vediamo Regno Unito (1.401), Germania e Francia (ambedue a 1.498), Irlanda (1.614) e Lussemburgo (1.999). Ed infine in alcune nazioni del Sud, i salari minimi variano fra 600 e 900 euro al mese: Portogallo (677), Grecia (684), Malta (748), Slovenia (843) e Spagna (859).
Tra le variabili da considerare non può esser sottovalutato il potere d’acquisto, grazie al quale vengono però appena ammorbidite le diseguaglianze tra salari minimi dei diversi Stati (ad esempio in Bulgaria con il salario minimo il potere d’acquisto è pari a 546 euro a fronte dei 1.597 del Lussemburgo). Gli ultimi anni hanno visto l’aumento dei lavoratori con salari minimi, mettendone a rischio il potere d’acquisto.