Roma – Il Partito popolare europeo sostiene Silvio Berlusconi senza riserve. I passati dissapori con la principale leader di quella famiglia politica, la tedesca Angela Merkel, sono roba del passato, e non conta neppure l’incandidabilità dell’ex presidente del Consiglio. A ribadire il sostegno incondizionato del Ppe a Forza Italia e al suo fondatore è Manfred Weber, capogruppo dei popolari al Parlamento europeo. “Silvio Berlusconi garantisce un approccio più realistico, più pragmatico verso il futuro dell’Italia, non un approccio populistico. È per questo che lo sosteniamo, fa parte della famiglia del Ppe”, dice il tedesco dopo aver partecipato a un’iniziativa elettorale nella sede romana di Fi, dove tra applausi e cori dei giovani forzisti gli vengono presentati alcuni candidati e i big del partito.
Non poteva mancare Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento e grande tessitore della riabilitazione europea dell’ex cavaliere, che è torna a indicarlo quale futuro premier. Weber lo conosce bene e lo reputa un garante dell’impegno di Berlusconi a farsi argine dell’euroscetticismo leghista. Poi c’è anche chi non ha familiarità con l’europarlamentare tedesco, e forse è un bene per le relazioni tra Forza Italia e il Ppe. “Ecco, ti presento Renato Brunetta, il nostro prossimo ministro dell’Economia”, dice Berlusconi indicando il capogruppo azzurro a Montecitorio, uno che a giorni alterni attacca “l’Europa a trazione tedesca” o “l’Europa della Merkel”.
Si può digerire anche questo, in nome della ragion politica, e augurarsi come fa Weber “che dalle elezioni italiane esca una situazione chiara, la vittoria netta di un partito e di una coalizione, Fi e il centrodestra”. Frasi da campagna elettorale, che non a caso Weber consegna a un’intervista sul Giornale. Il punto – lo ammette lo stesso eurodeputato popolare parlando all’Associazione della stampa estera – è che “adesso ognuno corre per vincere, ma dopo il voto è necessario fare compromessi e assumersi le proprie responsabilità”. Parole più sincere, queste, dalle quali si intuiscono le vere speranze del Ppe. Sono riposte nel miglior risultato possibile per Forza Italia, senza dubbio. Un successo che consenta al partito di Berlusconi di fare “un governo che governi” – come auspica il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, popolare anche lui – e di farlo distribuendo le carte del gioco.
Tuttavia, ben consapevoli dell’inconciliabilità tra le posizioni della Lega e quelle che ci si attende da un partito di governo aderente al Ppe, i popolari europei sanno bene che questo centrodestra, ammesso raggiunga i numeri per governare, ha solo due strade per farlo: una, del tutto indesiderata per i partner europei, è che Forza Italia faccia concessioni all’euroscetticismo leghista; l’altra è che si dia vita a una maggioranza instabile, perfino rissosa, proprio sui rapporti con l’Ue. E dal momento che per l’Italia “la cosa più negativa sarebbe l’instabilità”, secondo Weber, ecco che i “compromessi” e la “responsabilità” che il tedesco evoca sembrano più riferiti a un governo di larghe intese.