Bruxelles – Jean-Claude Juncker ridisegna la Commissione europea, con una ridistribuzione delle poltrone che assicura al presidente dell’esecutivo comunitario il rafforzamento del suo controllo attuale sull’istituzione Ue, e garantisce una continuità futura. L’olandese Alexander Italianer lascerà il posto di segretario generale della Commissione l’1 marzo. Al suo posto arriverà Martin Selmayr, attuale capo di gabinetto del presidente. Un fedelissimo di Juncker, cui il lussemburghese affiderà ancora più poteri gestionali. Una mossa che potrebbe essere interpretata come un passo ulteriore verso la “germanizzazione” dell’Unione europea. Juncker però ricorda la natura super-partes del personale comunitario. “Selmayr non è tedesco, viene dalla Germania”.
Selmayr, 48 anni a dicembre, è stato direttore della campagna del Ppe per Juncker, quando in occasione delle ultime elezioni europee i partiti politici hanno indicato i loro candidati alla presidenza. Uomo vicino a Juncker, dunque, che gli ha affidato ruoli chiave. Lo stesso capo dell’esecutivo Ue è consapevole di quelle che egli stesso definisce “decisioni importanti per l’architettura gestionale della Commissione”. Scelte importanti perché strategiche. Fino alla fine del suo mandato Juncker si garantisce un pieno controllo della Commissione e, in prospettiva, quando lascerà il palazzo Berlaymont, il suo successore troverà la struttura gestionale messa in piedi da Juncker. “La nomina di Selmayr non comporterà alcuna rottura”, sottolinea Juncker. C’è dunque una linea di continuità politica e non solo, perché il ruolo di segretario generale non è di natura politica. Selmayr diventa il tecnico più potente della Commissione, con cui il prossimo presidente sarà costretto a lavorare.
La Commissione si plasma ancor di più a immagine e somiglianza del lussemburghese con l’arrivo di Clara Martines Alberola a capo del gabinetto di Juncker. La spagnola, prima donna a ricoprire quel ruolo, è stata fino a oggi la vice di Selmayr. In Commissione dal 1991, anche lei è una fedelissima di Juncker. Questi, che finora ha controllato l’istituzione comunitaria grazie ai suoi personaggi chiave, redistribuisce le cariche in modo da garantirsi un controllo ancor più forte.
In questo rimescolamento delle carte ci guadagna anche l’Italia. Mauro Petriccione viene promosso da vicedirettore generale della Dg Commercio a direttore generale della Dg Azione per il clima. Juncker è stato abile ad accontentare un po’ tutti. A chi rimprovera un eccessivo peso tedesco in Commissione, il presidente sottolinea la provenienza spagnola della nuova capo di gabinetto. Concede un posto apicale all’Italia, alla Francia (Jean-Eric Paquet, nuovo direttore generale della Dg Ricerca), ai Paesi Bassi (Joost Koorte sarà nuovo direttore generale alla Dg Occupazione, e colmerà la partenza di Italianer e la perdita di posizione chiave per gli olandesi). La Grecia è già stata accontentata a fine gennaio, con la decisione di Juncker di mettere Paraskevi Michou a capo della direzione generale Immigrazione e affari interni. Diventerà operativa l’1 marzo.
Il rinnovo della Commissione va dunque avanti da tempo. Juncker ha lavorato più o meno silenziosamente per accrescere la propria impronta nel funzionamento dell’istituzione. Lo ha fatto calcolando tutto alla perfezione, quote rosa comprese. Adesso si contano 12 segretarie generali e 19 vice-segretarie generali. Un record. Funzionale alle intenzioni di Junckerizzazione della Commissione.