Bruxelles – L’Italia fa meno paura del previsto. Parola del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dei lavori dell’Ecofin dove, ammette, i ministri delle Finanze degli Stati membri dell’Ue non vivono con patemi le elezioni italiane del 4 marzo. Le preoccupazioni in seno ai partner europei “non si sono rafforzate, anzi forse sono anche meno pressanti”. Il motivo? “Alla conversazione è aggiunto che sono meno preoccupati anche i mercati”. Sondaggi non se ne possono pubblicare, le regole italiane lo vietano, e allora si guarda alle piazze affari. I mercati, aggiunge Padoan, “valutano il rischio di instabilità molto minore di quanto possa sembrare a una lettura più superficiale”. In questo momento dunque è opinione diffusa, a Bruxelles come nelle altre capitali, che si scommette su un governo di larghe intese.
Intese che invece non sono ancora possibili sull’unione bancaria, tema che continua a dividere quanti vogliono una condivisione dei rischi (gruppo in cui trova posto l’Italia) da quanti invece vorrebbero prima ridurli (gruppo capitanato dalla Germania). A detta di Padoan non si capisce il motivo di questa ostinazione di alcuni Paesi. “I rischi sono già stati ridotti molto, quindi basta scuse”. Il ministro dell’Economia ricorda che alla Commissione europea era stato chiesto di valutare i rischi per la tenuta del sistema finanziario e bancario dell’Ue, e il rapporto dell’esecutivo comunitario dice che “i rischi sono stati ridotti, mentre passi avanti sulla condivisione non ne sono stati fatti”. Progressi su questo tema per ora non è possibile averne, e allora avanti con i negoziati sul prossimo bilancio pluriennale dell’Ue (Mff).
Attraverso Padoan l’Italia ha rinnovato la richiesta di riconoscere il principio di ‘beni pubblici europei’, nel senso di investimenti e finanziamenti delle grandi sfide comuni quali immigrazione, difesa, gestione e controlli delle frontiere esterne, cambiamenti climatici. “Servono cambiamenti di prospettiva”, il che significa “aggiungere al quadro finanziario multi-annuale voci di spesa specifiche per beni pubblici europei, temi su cui non ci si può sottrarre”. I ministri degli altri Paesi non si sbilanciano, attendono la proposta formale di budget che la Commissione europea presenterà il 2 maggio. Il commissario per il Bilancio, Gunther Oettinger, ribadisce comunque l’intenzione di lottare per non tagliare e se possibile dare qualcosa in più a ricerca (Horizon 2020) e istruzione e mobilità studentesca (Erasmus+), cercando di contenere tra il 5% e il 10% i tagli a politica agricola (Pac) e politiche di coesione. Si riconosce l’importanza di difesa, sicurezza e immigrazione. Su questo l’Italia ha delle sponde in Commissione.