Bruxelles – Sei ubriaco? E allora è meglio che ti prendi un taxi, e se non lo capisci da solo, te lo fa capire l’auto che rifiuta di mettersi in moto. Il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (Ctse) ha lanciato all’Unione l’idea di imporre ai costruttori di auto di inserire nei veicoli un dispositivo che blocca l’automobile se il guidatore ha bevuto troppo, obbligandolo a soffiare in un etilometro per dare il via all’accensione del motore. Il dispositivo, secondo l’idea dell’associazione, sarebbe da installare su tutte le nuove vetture prodotte ma anche su quelle, anche se già in circolazione, di chi ha precedenti per guida in stato d’ebbrezza.
Secondo un rapporto del Ctse nell’Unione europea 5 mila decessi all’anno sono causati dalla guida in stato di ebbrezza e incrociando questi dati con quelli dell’Oms scopriamo che l’Ue è la regione del mondo in cui vengono consumati più alcolici. Una volta alla settimana, in media ogni europeo dai 15 anni in su beve alcoolici pesanti, e ogni anno, in media ogni cittadino Ue consuma l’equivalente di 11,3 litri di alcol. Tra gli Stati Membri, nella classifica del consumo medio troviamo Italia e Malta nella posizione più bassa con una media di 6 litri all’anno consumati a testa da ogni italiano o maltese, mentre Repubblica ceca e Lituania sono in prima posizione con una media di 14 litri.
La proposta del Ctse è un’idea già sperimentata da alcuni Stati dell’Ue. In un importante pacchetto sulla sicurezza stradale annunciato lo scorso mese, il governo francese ha detto che tutti coloro che hanno precedenti per guida in stato di ebbrezza saranno obbligati a installare un dispositivo che impedisce l’avvio del veicolo se il guidatore supera il limite. Tutti gli autobus francesi sono già tenuti ad avere i dispositivi installati.
A settembre dello scorso anno, l’Austria ha lanciato un programma nazionale di riabilitazione per i conducenti di bevande alcoliche, che offre la possibilità agli automobilisti, di installare un dispositivo di blocco del volante se si è in stato di ebbrezza. Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia hanno introdotto programmi simili come la maggior parte degli Stati americani.
Secondo Ctse, i programmi si sono dimostrati una delle misure più efficaci per affrontare la guida in stato di ebbrezza e dovrebbero essere estesi a tutta l’Unione europea. Nella revisione della normativa sulla sicurezza dei veicoli da parte della Commissione europea, prevista per maggio 2018, Ctse chiede che sia installata un’interfaccia elettronica standard per tutte le nuove auto, affinché sia facilitata l’installazione del dispositivo di blocco nel caso fosse richiesto dalla legge. Ctse dice anche che i dispositivi dovrebbero essere montati su tutti i mezzi di trasporto pubblico Ue.
Il documento del Ctse evidenzia anche i progressi compiuti da alcuni paesi dell’Ue, tra cui Estonia, Lettonia e Danimarca, dove i decessi attribuiti alla guida in stato di ebbrezza sono diminuiti più rapidamente rispetto ad altri decessi stradali.
In Estonia, i decessi dovuti alla guida in stato di ebbrezza sono calati del 90% nell’ultimo decennio grazie in parte, al test alcoolico su strada più efficiente di tutta l’Ue, e all’introduzione di un limite di concentrazione di alcol nel sangue vicino allo zero tollerante (0,2 g / l) per tutti i conducenti.
“Rinforzi di alto livello sono fondamentali per risolvere il problema europeo della guida in stato di ebbrezza – ha dichiarato Antonio Avenoso, direttore esecutivo del Ctse – E per quei conducenti che continuano a mettersi al volante dopo aver bevuto, nonostante i controlli e le sanzioni, i dispositivi elettronici di blocco in caso di alcool elevato nel sangue del conducente, sono un modo importante ed efficace per riabilitare le persone”.
Per Avenoso, è fondamentale che “gli autisti a cui sono affidati veicoli professionali che trasportano merci o passeggeri non debbano mai essere autorizzati a mettersi al volante quando superano il limite”. Il direttore esecutivo del Ctse si compiace che molte compagnie di trasporto pubblico in tutta l’Europa stiano “già utilizzando i dispositivi” perché così “si è sempre più vicini a farli diventare una caratteristica standard.”