Bruxelles – Continua la battaglia di Viktor Orbàn contro l’immigrazione. nel mirino del primo ministro questa volta ci sono le Ong che si occupano del sostegno delle persone che arrivano in Ungheria. Il suo governo ha proposto una serie di le leggi che mirano ad ostacolare il loro lavoro, dichiarando che addirittura potrebbe mettere in pericolo “la sicurezza nazionale”.
L’esecutivo di Orbàn ha presentato al Parlamento un pacchetto di leggi, poi denominato “Stop Soros”, dal nome del miliardario e filantropo statunitense di origini ungheresi George Soros, promotore del sostenimento dell’immigrazione dai Paesi del sud del mondo. La campagna contro queste organizzazioni no-profit si è intensificata in vista delle elezioni che si terranno nel Paese il prossimo 8 aprile.
Le organizzazioni no-profit che “sponsorizzano, organizzano e supportano l’ingresso o la permanenza di un cittadino di un Paese terzo sicuro in Ungheria” sono considerate sostenitrici dell’immigrazione irregolare e vanno ostacolate “per garantire la sicurezza nazionale”. La definizione include anche organizzazioni che si occupano di attività di sensibilizzazione, reclutamento di volontari e produzione e diffusione di opuscoli e materiale informativo.
Secondo il disegno di legge di Orbàn le organizzazioni che fanno questo tipo di lavoro dovranno essere approvate dal ministro degli Affari interni, il quale deciderà se la loro attività mette in repentaglio o meno la sicurezza nazionale. Fra le misure annunciate nel pacchetto c’è anche una tassa del 25% sui finanziamenti ricevuti dall’estero alle Ong, legge diretta in particolare contro Soros e i suoi investimenti in Ungheria a sostegno della sua fondazione Open Society. Il denaro così ricavato servirà a sostenere una maggiore protezione delle frontiere.
Se le organizzazioni non dovessero conformarsi a tali leggi, il pubblico ministero ungherese potrà chiedere la revoca di agevolazioni fiscali e imporre sanzioni punitive, fino addirittura ad arrivare alla soppressione delle stesse Ong.
Inoltre, si legge ancora nel testo, tutti gli attivisti che sostengono o aiutano i migranti potrebbero essere sottoposti a ordini restrittivi da parte della magistratura che vieterebbe loro di avvicinarsi alle frontiere esterne dell’Ungheria. Addirittura, come spiega Euobserver, qualsiasi cittadino straniero colto ad aiutare e supportare migranti, potrà essere espulso dall’Ungheria.
Il tutto si inscrive nella campagna elettorale del partito populista e conservatore Fidesz di Orbàn, che ha additato Soros come “nemico pubblico” e ha contribuito a infiammare l’opinione pubblica contro i migranti e lo stesso Soros in vista delle elezioni dell’8 aprile. Per provare a ottenere il consenso popolare, il premier continua a rassicurare i cittadini ungheresi che manterrà una linea severa sul controllo dei flussi di migranti. L’esecutivo ha accusato inoltre Soros di voler “portare in Ungheria milioni di persone dall’Africa e dal Medio Oriente”. Tali accuse sono state sempre respinte da Soros, il quale ritiene che quello del primo ministro non sia altro che un espediente per creare un nemico esterno.
Gruppi a sostegno dei diritti umani come Amnesty International affermano che la bozza di un simile disegno di legge è l’ultimo tentativo da parte del governo nazionalista ungherese di minare la società civile, i diritti e i valori democratici e di frenare possibili voci critiche, definito dall’organizzazione un “assalto alla società civile profondamente allarmante”.