Roma – Derubricato il referendum sull’addio all’euro, il Movimento 5 stelle adesso vuole l’adozione della moneta unica in tutti i Paesi Ue (come per altro già previsto dai trattati). È il primo pensiero che viene in mente scorgendo l’elenco delle adesioni al Decalogo per l’Europa unita, un documento promosso dalla compagine italiana del Movimento europeo e sottoscritto da circa 80 candidati alle prossime elezioni politiche. Tra questi – appartenenti per lo più a Pd, +Europa, Insieme, Liberi e uguali – figura anche il nome di Sabrina Montaguti, candidata M5s alla Camera, nel collegio uninominale Toscana 2 (Firenze-Scandicci).
Leggere il nome di Montaguti sorprende non tanto per le ambizioni federaliste del documento, che non sono incompatibili con “l’Europa dei popoli” cui ambisce anche il Movimento 5 stelle. A destare sorpresa è il punto 5 del decalogo, quando recita che bisogna “dotare l’Uem (Unione economica e monetaria, ndr) di un governo economico fondato su istituzioni politiche di natura democratica”, e che è necessario farlo “rispettando il principio secondo cui l’euro è la moneta di tutta l’Unione con l’obbligo per tutti gli Stati membri di adottarla”. Vedere la firma di una candidata M5s in calce a questa frase segna anche plasticamente la svolta rispetto ai tempi in cui le firme venivano raccolte, sì, ma per il referendum anti-euro.
Tanto è vero che la diretta interessata non vede contraddizioni nel volere l’adozione dell’euro da parte di tutti gli Stati membri e, contemporaneamente, iscriversi e candidarsi con un movimento che vuole cambiare le regole della moneta unica altrimenti minaccia un referendum per uscire dall’Eurozona. Montaguti, contattata da Eunews, dice che “le regole dell’Unione europea a noi (il M5s, ndr) ci piacciono. È l’applicazione magari in ritardo delle direttive europee in Italia che non ci piace”. E a sentirla viene il dubbio che realmente sia in grado di interpretare le posizioni sull’Ue di un movimento che cancellerebbe la direttiva sul bail-in e il Fiscal compact. Però, sull’adozione dell’euro da parte di tutti i membri dell’Ue chiarisce: “La prima operazione in ordine temporale e logico è di sistemare le cose all’interno dell’Europa. Poi, dopo, si faranno i passi successivi”. Quindi “prima le regole”, spiega Montaguti, perché per far entrare nuovi membri nell’area euro “bisogna prima efficientare il sistema”.
Quanto agli altri punti del decalogo del Movimento europeo, non vi sono altre apparenti contraddizioni con gli impegni che la candidata ha assunto con i 5 stelle. Il patto firmato con il Movimento europeo prevede infatti di “assicurare lo Stato di diritto” e di “salvaguardare le diversità culturali”. L’asilo deve essere garantito a chiunque fugga dalle guerre, ma anche “dalla fame, dai disastri ambientali e dallo sfruttamento delle terre”. Si parla di “progressiva integrazione degli strumenti militari nazionali” per “garantire il diritto alla sicurezza esterna”. Il bilancio pluriennale dell’Unione deve avere “scadenza quinquennale” e basarsi su “su una capacità fiscale autonoma dai bilanci nazionali”. Il compito di ridurre le disuguaglianze tra stati e tra cittadini è affidato a “una forte politica di coesione” e alla creazione di “un welfare europeo”. La politica industriale deve diventare “un modello di transizione ecologica”, e serve una “cittadinanza europea federale”, che rispetto a quella nazionale sia dotata di “un autonomo nucleo di diritti”. Infine, c’è l’impegno ad “avviare una fase costituente di un’Europa unita”, eleggendo “nella primavera 2019” – e dunque in concomitanza con le elezioni per il Parlamento Ue – un “Congresso” che si occupi della stesura della “Legge fondamentale di una futura Comunità federale”, una Costituzione da sottoporre a “referendum pan-europeo”.