Bruxelles – La proposta per il nuovo bilancio europeo verrà presentata il 2 maggio, con cifre precise per ogni settore. Ma già da adesso gli Stati membri, e con essi i loro cittadini, devono sapere che ritardare un accordo sul budget vuol dire mettere a rischio più di 100mila progetti comunitari. A dirlo il commissario europeo per il Bilancio e le risorse umane Günther Oettinger, illustrando i principi fondamentali su cui si baserà il prossimo Mff (il bilancio pluriennale, appunto), che richiederà collaborazione e flessibilità tra gli Stati membri.
Oettinger ribadisce più volte che la priorità di incrementare il fondo europeo è a beneficio di tutti gli Stati membri della comunità europea e che l’esitazione negli accordi potrebbe essere fatale. “Non dobbiamo ripetere la sfortunata esperienza del 2013, quando l’attuale bilancio era stato definito con un considerevole ritardo”. Se un tale ritardo si dovesse verificare nuovamente, avverte, “più di 100mila progetti europei non potranno essere avviati in tempo”. Concretamente questo significa che “una buona parte di cittadini rischia di non poter più usufruire dei vantaggi legati a tali progetti finanziati dall’Unione europea in settori fondamentali quali il sostegno alle imprese, l’efficienza energetica, la sanità, l’istruzione e l’inclusione sociale”. Non solo. Se tali progetti non dovessero essere avviati in tempo, avverte ancora Oettinger, “migliaia di giovani si vedrebbero privati dalla possibilità dello scambio nel quadro del programma Erasmus+ nel 2021″.
La richiesta dei Ventisette che arriva dall’esecutivo comunitario è quindi quella di “essere flessibili in questo dibattito” sulle risorse comunitarie. Se ci si ferma a guardare unicamente l’interesse nazionale, sottolinea il commissario europeo, si rischia di fare il gioco di chi vorrebbe un’Unione europea più debole, e cita a tal proposito i leader di Turchia, Russia e Stati Uniti, Recep Tayipp Erdogan, Vladimir Putin e Donald Trump. Si tratta di dimostrare unità, e che l’Ue è in grado di “agire prontamente e autogovernarsi”.
La Commissione europea ha valutato le varie opzioni e le rispettive conseguenze finanziarie per un nuovo e moderno bilancio europeo a lungo termine, che dovrà rispettarne efficacemente le priorità, come l’immigrazione dopo il 2020, e gestire l’uscita del Regno Unito dall’Unione, che comporterà un contributo nazionale in meno al bilancio comune. “E’ fondamentale che i leader degli Stati membri si accertino del significato concreto delle loro scelte in termini di fondi europei”, sottolinea Oettinger. Per esempio, se i leader decidono di onorare l’impegno assunto in più occasioni di rafforzare la protezione delle frontiere esterne dell’Ue, tale decisione costerebbe dai 20 ai 25 miliardi di euro nell’arco di sette anni, e fino a 150 miliardi di euro per realizzare un sistema completo di gestione delle frontiere dell’Unione. Ogni priorità politica, quale ad esempio realizzare l’Unione europea della difesa o sostenere la mobilità dei giovani, dovrà infatti essere adeguatamente finanziata per trasformarsi in realtà. La Commissione ora sta cercando di quantificare l’impatto finanziario sulle possibili politiche in tali aree alla luce dei tagli al bilancio che si produrranno con la Brexit e con le priorità indicate dagli Stati.
“Rischiamo di punire i cittadini se non facciamo le cose fatte bene”, avverte ancora Oettinger, secondo cui le proposte legislative devono essere “equilibrate e calibrate sulla base delle necessità di tutti i cittadini europei”. Si rivolge quindi capi di Stato. “Se volete servizi e prodotti ci vogliono soldi. Immigrazione, terrorismo richiedono risorse per spese che 7 anni fa non erano previste”. Un messaggio recapitato ai leader a una settimana dal vertice informale dedicato proprio al bilancio. Il Consiglio europeo di venerdì prossimo sarà il punto di partenza di questo dibattito. Il 2 maggio intende presentare la bozza di nuovo quadro finanziario pluriennale, per indurre Consiglio e Parlamento a farne una priorità.