Roma – Per il Movimento 5 stelle, il problema dell’Unione europea “oggi non è l’euro, ma la concorrenza sleale sulle politiche fiscali e sul costo del lavoro”. Così Sergio Battelli, capogruppo M5s a Montecitorio, prova per l’ennesima volta a sciogliere le ambiguità riguardo alle posizioni del movimento sulla moneta unica. Non c’è la volontà di abbandonarla, ma l’ambizione di riformare la governance economica “discutendo insieme agli altri” partner, ai quali i pentastellati – se saranno al governo dopo il 4 marzo – sottoporranno le loro proposte.
Diranno che “il Fiscal compact è sbagliato, perché condanna uno strumento (il deficit pubblico, ndr) senza occuparsi del fine”, spiega Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo chiamato con Battelli a illustrare i punti europei del programma elettorale M5s presso lo Spazio Europa di Roma, su invito della Rappresentanza della Commissione Ue in Italia. “Qualche punto di deficit oggi”, sostiene Cataldo, “può trasformarsi in diversi punti di Pil in più nel medio periodo” se si usa il deficit per investire in infrastrutture strategiche come “la banda ultralarga”.
Chiederanno più flessibilità e meno rigore sui conti pubblici, i cinque stelle di governo. “Non vogliamo ulteriori strette regolatorie in campo economico”, rimarca Castaldo. “Porteremo le nostre istanze e crediamo che l’Europa ci ascolterà”, prevede ottimisticamente Battelli. Viceversa, “se incontreremo un muro su tutto, allora andremo avanti con il referendum” per l’uscita dall’euro, avverte. Anche in quel caso, sottolinea ancora il deputato come a voler ulteriormente tranquillizzare sulla permanenza italiana nell’Eurozona, “non sarà un referendum per uscire dall’euro ma per chiedere ai cittadini, una volta informati sui pro e sui contro, se vogliono o no l’uscita”.
Oltre alla governance economica, secondo il Movimento 5 stelle va modificata anche quella istituzionale, “dando più potere al Parlamento europeo e meno al Consiglio”. Una maggiore democraticità delle scelte e un superiore livello di trasparenza nei meccanismi decisionali sono “colonne portanti” del cambiamento che il M5s ha in mente. Per realizzarlo ci sarà però bisogno di partner in Europa, e i 5 stelle li cercheranno nei principali Paesi Membri. Proveranno ad allargare l’asse franco-tedesco alla partecipazione di Italia e Spagna. “È possibile”, assicura Battelli, e se questi quattro Paesi riescono a “presentarsi compatti al tavolo della discussione”, aggiunge, le possibilità che si riesca a portare avanti le riforme si fanno più concrete.
È un lavoro, quello delle alleanze, che il movimento ha già iniziato a fare, trovando buone sponde in Spagna e in Francia, rivela Battelli. Quanto alla Germania, l’instabilità politica generata dalle urne ha impedito di capire quali potessero essere gli interlocutori, ma adesso che si avvicina una soluzione il lavoro riprenderà, assicura.
Il discorso sulle alleanze riguarda anche il fronte interno. Con la possibilità concreta che il prossimo governo sia sorretto da una coalizione diversa da quelle costituite prima del voto, il Movimento non si preclude la possibilità di governare insieme ad altri. “La nostra ambizione è di essere da soli una forza di governo”, conferma Castaldo, che si rifiuta di parlare di possibili alleanze future solo perché non si conoscono gli equilibri che sono in campo. Però, ribadendo che il M5s presenterà una squadra di governo prima del voto, indica che alcune di quelle personalità potrebbero anche essere indicate come componenti in quota 5 stelle di un eventuale governo condiviso con altre forze politiche.