Bruxelles – Occorre abolire la doppia figura di presidente della Commisione europea e Consiglio europeo per averne una unica. “Non sarà qualcosa che potrà avvenire entro il 2019”, momento delle prossime elezioni comunitarie, “perchè sarebbe chiedere troppo ai governi” degli Stati membri. Ma per Jean-Claude Juncker, attuale guida dell’esecutivo comunitario, “sarebbe utile farlo” e propone di fatto il cambiamento istituzionale più importante per l’Europa del futuro prossimo che ha in mente.
Nella conferenza stampa convocata per illustrare le idee della Commissione sull’immediato avvenire a dodici stelle, Juncker chiarisce che il presidente della Commissione, una volta assorbite le funzioni del ruolo oggi ricoperto da Donald Tusk, “non sarebbe anche il presidente del Consiglio”, e in tal senso, rispondendo a chi oltre Manica insiste col sostenere che a Bruxelles si lavora a un super-Stato europeo, sgombra il tavolo da dubbi. “Non siamo gli Stati Uniti d’America, siamo l’Unione europea. Non potremmo mai fare qualcosa prevaricando gli Stati membri”, e continuare a sostenere che lui sia a favore di questa tesi “è assolutamente senza senso”.
Juncker sostiene di volere un presidente della Commissione “eletto direttamente”. Attualmente i partiti indicano il candidato alla guida dell’esecutivo comunitario (spitzenkandidat), e chi prende più voti propone al Parlamento europeo il nome del candidato. E’ dunque un’elezione indiretta, che Juncker vorrebbe invece lasciare ai cittadini-elettori. “Non penso che questo sarà possibile durante il mio mandato, ma penso che sia questa la prospettiva di lungo periodo”. Perché sia possibile, però, va potenziato il processo di selezione dei candidati. Juncker non parla apertamente di primarie, perché queste le fanno i partiti politici. Il lussemburghese insiste sulla necessità di un “candidati principali” per l’esecutivo comunitari, che però “non necessariamente devono essere nominati dai partiti, possono essere proposti dal Consiglio e dal Parlamento”. L’importante è che questi candidati ci siano, perché aiutano a sviluppare quello che è mancato finora: un “dibattito europeo” sulle questioni europei, e “l’attenzione dei cittadini” alle questioni comunitarie.
L’Ue ha già perso un’occasione per avvicinare i cittadini a sé. Il progetto di liste trans-nazionali, collegi elettorali europei in cui chiunque può candidarsi ed essere votato, è stato stoppato dal Parlamento europeo. “Dispiace” a Juncker che l’Aula si sia espressa in questo senso, ma ritiene che non sia finita qui. “Bisogna continuare a sviluppare questa idea, che credo resterà ancora nell’agenda” politica europea. Così come “tutti devono riflettere se sia opportuno ridurre il numero dei commissari”. Attualmente sono 28, uno quanti gli Stati membri, ma c’è la possibilità di ripensare la composizione. Se l’esecutivo comunitario vuole soltanto concentrarsi sulle questioni grandi, allora “il numero dei commissari e il numero dei dossier va decapitato”. Ma su questo “devono decidere i governi”, e qualunque sia il loro responso futuro, “la Commissione va comunque messa nella condizione di lavorare adeguatamente”.