Bruxelles – L’Unione europea non ha una voce di spesa specifica per il turismo, settore considerato sempre più strategico per spingere la ripresa a dodici stelle. Prende quindi corpo l’idea di creare, finalmente, un fondo dedicato al comparto. Un’idea suggerita dalla Croazia, ultima arrivato in Europa per data di adesione ma intenzionata a non essere ultima in termini di riforma dell’Ue. E’ forse questo l’elemento più innovativo prodotto dalla conferenza di alto livello per il turismo organizzata dalla presidenza bulgara di turno del Consiglio Ue.
“La Croazia ha proposto un fondo per il turismo”, riconosce il ministro per il Turismo del governo di Sofia, Nikolina Angelkova. Si tratta di una novità nel panorama comunitario. Non ci sono mai state linee di finanziamento dirette per il turismo, che ha beneficiato di vari fondi europei ma mai di uno tutto suo. In ottica negoziale c’è un elemento in più sul tavolo, pieno di insidie e incognite, cme ricorda il commissario per l’Industria, Elzbieta Bienkowska. “Si pone la questione della Brexit”, con uno Stato in meno a garantire risorse per il funzionamento dell’Ue e il finanziamento delle sue politiche. Se, come sostiene la commissaria, “le sfide per il turismo restano sempre le stesse, ovverosia digitalizzazione, competenze e promozione”, a livello di bilancio le cose rischiano di cambiare. Da una parte “serve un bilancio pluriennale sostanzioso”, dall’altra parta le risorse per il turismo “dovranno essere usato in modo oculato”.
Il settore turistico è imprescindibile, su questo i ministri degli Stati membri riuniti in Bulgaria sembrano essere tutti d’accordo. Rappresenta da solo il 10% del Pil dell’Unione europea (circa 1480 miliardi di euro), un fonte di creazione di posti di lavoro, ma tutta nazionale e poco europea. “Serve integrazione nel turismo”, sottolinea la ministra Angelkova. Integrazione significa collegamento. Bienkowska ricorda che spesso il grosso dei flussi turistici interessa le capitali, col rischio di avere aree sovra-affollate ed altre per nulla visitate. “Abbiamo situazioni di cittadini che non vogliono più turismo”, e quindi è ora di diversificare. Anche se l’Europa guarda con grande interesse a oriente.
La Cina è per i Paesi europei, almeno quelli dell’est, la nuova frontiera del settore. Bulgaria, Croazia, Romania, Slovenia stanno tutti ragionando sulla possibilità di attivare voli diretti con la repubblica popolare cinese. “La Cina è importante non solo per la Bulgaria, ma lo è per l’Europa nel suo complesso”, evidenzia Angelkova, decisa, come presidenza di turno, a lavorare per “attrarre più turisti”, soprattutto dall’Asia.