Bruxelles- Sempre più drammatica la questione lavoro. Ben il 2.3% dei lavoratori, in Europa, hanno un contratto di lavoro sotto i 3 mesi, mentre in Italia si raggiunge il 3.2%.
L’Eurostat, ha diffuso i dati relativi al 2016 che dimostrano come in Europa sia aumentato il lavoro precario, fornendo un’idea più chiara sulla situazione attuale: dal 2009 i dati vedono un aumento dal 2.0% al 2.3%. Questo dato è soprattutto condizionato dalla crescita dei contratti precari nei settori come l’agricoltura e la pesca dove raggiunge l’8.1%.
Se l’Italia, rispetto l’anno precedente, vede un lieve aumento con il 3.2%, brusco è l’innalzamento che vede la Croazia raggiungere il podio col il dato negativo al’8.4% mentre la Romania eccede con lo 0.2%.
“L’Italia è ancora in una spirale non virtuosa. L’occupazione cresce, ma è lavoro debole, precario e povero e la disoccupazione non si riduce”. Così la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti commenta i dati diffusi quest’oggi dall’Istat sul mercato del lavoro relativi al terzo trimestre 2017. Forme di lavoro come voucher e interinale, rendono sempre più semplice l’interruzione del rapporto di lavoro e di conseguenza invogliano le imprese a valutare contratti di lavoro sempre più flessibili.
La crisi europea, il cambio delle politiche sociale sulla questione “lavoro” ha consentito di diversificare le forme contrattuali, talvolta minando non solo la stabilità dei contratti e delle posizioni lavorative.
Come ci racconta l’Eurostat, il lavoro al tempo determinato non è relativa esclusivamente al mondo giovanile, infatti i dati sono relativi ad un campione di lavoratori tra i 15 e i 64 anni: sono in aumento i contratti che interessano anche adulti.