Bruxelles – L’Unione europea è in ritardo. Il mercato delle grandi batterie nel 2025 varrà 250 miliardi di euro l’anno, ma l’Europa rischia di rimanere fuori da questo mercato fiorente e redditizio. Aumenta la domanda, ma l’Europa non è in grado di provvedere all’offerta. L’esecutivo comunitario decide di accelerare per recupare il tempo perso e il terreno perduto. L’Alleanza europea per le batterie non è riuscita a produrre una roadmap per la promozione industriale, ma sono state raggiunte intese importanti, come sottolineato dal commissario per l’Unione energetica, Maros Sefcovic. Favorire la creazioen di consorzi europei, permettere agli Stati di garantire eco-incentivi per stimolare investimenti e sviluppare la filiera, e poi la natura “sostenibile” delle batterie ‘made in Ue’ che verranno. Nel rispetto della strategia per il passaggio ad un’economia veramente circolare, dove non si producono scarti né rifiuti ma tutto rientra al contrario in circolo, l’industria a dodici stelle dovrà garantire nuovi cicli-vita alle batterie esauste.
L’Alleanza europea per le batterie si è riunita la prima volta lo scorso ottobre. In quell’occasione, ricorda Sefcovic, si stabilì il perché della speciale alleanza, oggi con la seconda riunione si è iniziato a definire cosa fare e come. “Il consenso raggiunto è nell’essere d’accordo sul fatto che le batterie europee di cui parliamo devono essere di grande qualità”. Significa non solo ottimo funzionamento e buone prestazioni, ma anche sostenibilità. “Vogliamo che le nostre batteria siano sostenibili. Dobbiamo prevedere il recupero e il riutilizzo delle materie prime. Vogliamo batterie ‘green’ e su questo dobbiamo ancora sviluppare l’approccio”.
Il 23 febbraio, in occasione delle giornate europee per l’industria, la Commissione svelerà in dettaglio i progetti e le aree di cooperazione per lo sviluppo dell’offerta europea di batterie che, ricorda Sefcovic, “non servono solo per le auto, ma pure per edifici e industrie intelligenti”.
L’Asia ha un vantaggio che l’Europa non recupererà facilmente, a meno che non si inizi subito a investire per il cambiamento. Il problema è un mercato che non vuole cambiare. Gli investitori privati hanno paura a spendere in un mercato che di fatto ancora non c’è, le aziende automobilistiche sono competitive con i tradizionali motori a scoppio, che garantisce introiti sicuri. L’Ue intende promuovere la creazione di consorzi di aziende europee. “Abbiamo grandi competenze, ma è tutto ancora troppo frammentato”, spiega Sefcovic. “Nessuno può farcela da solo, serve un approccio europeo”. Una parte dell’industria accetta la sfida (“ci sono oltre 80 imprese che preparano azioni concrete”, rileva il commissario Ue), e i governi sembrano pronti a fare altrettanto (“c’è l’interesse degli Stati membri circa l’ipotesi di aiuti di Stato per le batterie”).
Le insidie non mancano. Le batterie pongono il problema del costo dell’energia elettrica necessaria per la ricarica e del costo delle materie prime, che spesso sono importate da altre parti del mondo. Poi c’è la parte relativa allo sviluppo industriale, anche questo con dei costi. Tutti i componenti dell’Alleanza europea per le batteria riconoscono che c’è incertezza, ma d’altra parte “se non agiamo adesso, saremo fuori dai giochi per molti anni”. E’ questo ciò che spinge a invertire rotta e, auspicabilmente il panorama industriale europeo.