Bruxelles – L’auspicio è che il 4 marzo dalle urne esca una maggioranza di centro-sinistra, in grado di rilanciare politiche pro-europee e a sostegno della transizione ecologica. L’auspicio dei Verdi europei è quello di un’Italia capace di essere credibile, europea, protagonista di quel cambiamento che pure il mutato scenario politico tedesco potrà offrire. Nell’intervista concessa a Eunews i due co-presidenti del Partito dei verdi europei, Monica Frassoni e Reinhard Butikofer, affrontano anche il tema dell’agenda sostenibile, promettendo battaglia contro il modello industriale di Emma Marcegaglia (la presidente di BusinessEurope, la ‘Confindustria europea’) e di quanti osteggiano politiche per il clima.
Eunews: In Italia si voterà presto. Si profila una vittoria del centro destra, con Berlusconi che sostiene di garantire una politica pro-europea e il suo alleato, Salvini, che dice di preparare il terreno per l’uscita dall’euro. I verdi europei come vedono queste elezioni? Che aspettative hanno?
Frassoni: Vorremmo un governo di centro-sinistra. Una grande coalizione non darebbe garanzie né di stabilità né di politiche positive in materia economica e sociale, e Berlusconi non è la risposta per l’Europa. Non si può uscire dalla crisi senza avviare una transizione dell’economia verso nuovi lavori e nuove produzioni sostenibili, ma la campagna elettorale non è orientata in questo senso. In Italia i Verdi partecipano alla Lista Insieme e sono coalizzati con il Pd perché ritengono che sia prioritario evitare la vittoria della destra e dei 5stelle. L’approccio del Partito democratico di Renzi non ci convince, noi vogliamo un centro-sinistra credibile sulla transizione ecologica e su un’idea di Europa che la renda più forte, ma che cambi strada rispetto all’austerità. Ci pare che né il Pd né la Lista Europa di Bonino parlino di come cambiare l’Ue per renderla capace di riconquistare consenso e legittimità.
Butikofer: La verifica del pudding si fa assaggiandolo. Vuol dire che il vero test è sulle azioni reali più che sulle parole, questo è uno dei tre punti chiave per noi. Altro punto fondamentale è l’ideale europeo, e i Verdi, per quello che posso vedere, sono l’unica famiglia politica a non avere membri anti-europei in nessuno degli Stati membri. E terzo, lavoriamo per rafforzare il nostro contributo nei nostri Paesi e nell’Ue. Noi sosteniamo la politica del cambiamento, concentrandoci su questioni ambientali, sociali ed economiche. I verdi possono offrire le politiche per la promozione di queste trasformazioni.
E il prossimo governo italiano? Può offrire questo cambiamento? Berlusconi in tema di sostenibilità sembra essere più vicino alle esigenza delle industrie…
B: Non sono nelle condizioni di potermi esprimere su Berlusconi o Salvini, ma consiglierei a Berlusconi di leggere l’enciclica ‘Laudato Sii’ di Papa Francesco.
F: Le tematiche verdi sono ostacolate da una cultura politica che va nella direzione opposta, ed è quello che stanno dicendo i nostri candidati e da interessi industriali che non valorizzano i settori “verdi” che esistono e fanno già fatturati e occupazione senza avere alcun supporto dalle istituzione. E’ anche per questo che servirebbe un più forte partito verde. Ma questa .è chiaramente anche una questione politica, che non può essere risolta dai verdi europei.
Ma temete che un governo di centro-destra in Italia possa promuovere politiche poco incisive in tema di sostenibilità, aprendo a quelle industrie che vogliono inquinare di più?
F: in Italia molte aziende non inquinano perché hanno capito che il vero business adesso è là, nella green economy. Crediamo che comunque tutto questo debba essere accompagnato da scelte politiche e incentivi che favoriscano la transizione.
B: Certo che vedo questo rischio, ma vedo anche opportunità. La trasformazione verde è già in atto. Si sono introdotte le rinnovabili, ci sono politiche di efficienza energetica, c’è un processo di eliminazione graduale (phasing out) delle fonti energetiche tradizionali. La vera questione è se vogliamo essere leader o restare indietro: se vogliamo essere leader dobbiamo creare le opportunità politiche per esserlo. In Italia ci sono valide ong ecologiste, c’è una certa consapevolezza e una certa volontà al cambiamento. Certamente a livello politico avere partiti Verdi o no fa una bella differenza.
Ha parlato di trasformazione verde. Lo scandalo Dieselgate ha tradito questa trasformazione?
B: Ci saranno sempre aziende che cercheranno di fermare politiche sostenibili in nome del profitto. Ricordo che l’attuale presidente di BusinessEurope, Emma Marcegaglia, ha detto che l’Unione europea non dovrebbe avere una politica per il clima. E’ una delle cose più stupide che abbia mai sentito. E’ nostro compito combattere contro queste persone che rifiutano il cambiamento.
Sul fronte economico l’Italia quali garanzie potrà offrire? Il commissario Moscovici ha invitato a tenere la rotta delle riforme varate finora, e sul rispetto della soglia del 3% nel rapporto deficit/Pil il centro-destra sembra essere intenzionato a cambiare, spendendo.
F: Crisi, immigrazione e austerità hanno contribuito ad un sentimento anti-europeo in Italia, e anche l’idea di far saltare il limite del 3% è usato in campagna elettorale per favorire questo sentimento. Ma le riforme sono importanti, per l’Italia come per l’Europa. Quanto al rigore dei conti, ieri le commissioni parlamentari italiane Bilancio e Politiche europee hanno votato all’unanimità contro l’inserimento del Fiscal compact nei trattati dell’Ue. Noi come Partito dei verdi europei siamo sempre stati critici nei confronti del patto di bilancio, e il voto di ieri offre la possibilità, se l’Italia avrà un governo credibile, di aprire una finestra di opportunità per trovare alleanze con altri paesi per dare all’Ue un ruolo di fomento per gli investimenti. Il problema è che abbiamo bisogno di investimenti di qualità che favoriscano la decarbonizzazione, e questo è qualcosa che oggi non è sufficientemente preso in considerazione.
Dall’Italia alla Germania. C’è un accordo di governo tra Cdu/Csu ed Spd. Si passerà da un ministro delle Finanze come Wolfgang Schaeuble a un esponente socialdemocratico. Cosa implica per la Germania e per l’Europa?
B: Sicuramente questa terza grande coalizione sta dando più attenzione alle questioni europee, e ciò è positivo. In passato i socialdemocratici hanno di fatto abbandonato l’arena europea lasciando ad Angela Merkel il compito di occuparsi degli affari europei. Con Martin Schulz i socialdemocratici tornano a essere protagonisti, e possiamo cercare dei cambiamenti. Per il futuro possiamo aspettarci un maggiore contributo tedesco al bilancio dell’Unione, ma questo non sarà un passo avanti positivi positivo. Vanno definite nuove priorità, che per noi devono essere sussidi agricoli veramente efficaci, uno schema di conservazione della natura, la costruzione di competenze digitali e di una società dell’istruzione. E poi c’è l’unione bancaria, che va completata. Ne abbiamo bisogno come fattore stabilizzatore.
Parliamo adesso di elezioni europee. La bocciatura di liste trans-nazionali è un’occasione persa?
F: Sicuramente, e francamente sono delusa. Sono delusa nell’aver visto che persone europeiste come Elmar Brock (Ppe), Alain Lamassoure (Ppe) o Richard Corbett (S&D) non sostenere questo progetto. Le elezioni europee sono questioni nazionali, e invece abbiamo bisogno di campagne elettorali europee. E’ stato impedito di avere uno strumento utile al dibattito e alla campagna elettorale europee.
B: Non voglio sentirmi deluso, la lotta continua. Adesso dobbiamo concentrarci sul processo dello spitzenkandidat.
In tal senso siete favorevoli alle primarie?
B: Io lo sono da sempre, e ho sempre promosso le primarie a tutti i livelli, locale, regionale, nazionale ed anche europeo. Ricordo che nel 2014 i Verdi hanno tenuto delle primarie pan-europee on-line. Ritengo che le primarie siano uno strumento per eliminare le distanze tra cittadini e politica, e penso che siamo sulla buona strada per promuovere questo cambiamento.