Si è appena conclusa Conferenza della Presidenza Bulgara sulla sana nutrizione durante l’infanzia con affermazioni inaccettabili che vorrebbero additare il cibo “industriale” quale maggiore causa di obesità.
L’industria alimentare italiana non può di certo stare a sentire passivamente tali mendaci dichiarazioni, avendo fatto della qualità dei suoi prodotti il baluardo della salute del Paese in cui l’aspettativa media di vita di 82.7 anni è tra le più alte al mondo.
Non possiamo accettare insegnamenti sterili e privi di evidenza scientifica dalla Bulgaria, un paese dove l’aspettativa media di vita è la seconda più bassa a livello Ue di 74, 7 anni (quasi 6 anni sotto la media europea e 8 anni al di sotto della nostra) e dove il dato di 14.4% degli adulti obeso è in rapida crescita soprattutto tra gli adolescenti (dati Oecd su base Eurostat).
L’Italia, classificata dall’Oecd il secondo Paese con minore tasso di obesità in Europa (sotto il 10%) non si fa sicuramente dare lezioni di equilibrato stile di vita dalla Bulgaria dove lo stato di salute è tra i più bassi a causa di fattori di rischio comportamentali tra cui l’abuso di alcol tra i più alti d’Europa, cattiva alimentazione e scarsa attività fisica.
Non possiamo più assistere all’incapacità di alcuni Governi, soprattutto se hanno la responsabilità della Presidenza Ue, di fare politiche di educazione alimentare e buona salute per i propri cittadini, preferendo invece criminalizzare i prodotti alimentari fatti dalle Aziende e rendendoli biecamente responsabili dell’obesità dei loro Paesi.
L’industria alimentare italiana, in collaborazione col Governo, in questi anni a seguito di una costante assunzione di responsabilità nei confronti del consumatore ha migliorato la qualità nutrizionale dei suoi prodotti senza però stravolgerli chimicamente, come qualcuno avrebbe preferito.
Ci aspettiamo quindi che da Istituzioni quali il Consiglio europeo e la sua attuale Presidenza escano affermazioni costruttive pensate per implementare utili e lungimiranti politiche.