Bruxelles – Il Fscal compact non s’ha da fare. Le commissioni Bilancio e Politiche europee della Camera hanno bocciato l’inserimento del patto di bilancio europeo nell’ordinamento giuridico comunitario, come richiesto dalla direttiva europea al vaglio dei Parlamenti nazionali. Con questo voto dall’Italia arriva uno stop ad una delle misure considerate come fondamentali per il completamento dell’Unione economica e monetaria. Il parere di per sé non produce effetti, ma serve al governo per negoziare in Europa. In questo momento l’attuale esecutivo sembra essere sulla stessa lunghezza d’onda dei parlamentari, ma il vero nodo è legato alle elezioni del 4 marzo, da cui nasceranno nuove Camere e nuovo esecutivo. Quest’ultimo potrebbe anche non considerare il parere espresso oggi, ma intanto si manda un segnale politico a Commissione europea e Consiglio Ue, dove il parere sarà trasmesso a breve.
Il Fiscal compact, noto come Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, è un accordo intergovernativo che fissa regole per garantire la stabilità e la sostenibilità dei conti pubblici degli Stati membri dell’Ue. Firmato nel 2012, prevede diversi obiettivi vincolanti: raggiungere il pareggio di bilancio, non superare la soglia dello 0,5% di deficit strutturale in rapporto al Pil, ridurre il debito pubblico al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno fino al rapporto del 60% sul Pil nell’arco di un ventennio, mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del Pil (altrimenti scatteranno sanzioni semi-automatiche). Si vorrebbe integrare queste condizioni ai Trattati sul funzionamento dell’Ue, ma le commissioni parlamentari italiane al momento hanno espresso un secco ‘no’.