Bruxelles – In una Bruxelles blindata è iniziato il processo contro Salam Abdeslam, l’unico sopravvissuto agli attacchi di Parigi del 13 novembre 2015, di cui è considerato una delle menti. Finisce però davanti ai giudici per rispondere anche della sparatoria con le forze dell’ordine di marzo 2016, avvenuta nel corso di operazioni di polizia condotte nell’ambito delle indagini sugli attentati di Parigi. quando la sua fuga era praticamente al termine. Il franco-belga di origini marocchine rischia 20 anni di carcere in caso di condanna. Lui non ha paura. “Non vi temo, ripongo la mia fiducia in Allah”, le parole pronunciate al suo arrivo in Tribunale, dove ha fatto appello al diritto di non rispondere. “Posso testimoniare che non esiste altra divinità all’infuori di Allah e Maometto suo profeta”.
Con Abdeslam sul banco degli imputati anche Sofiane Ayari, 24enne di origine tunisina arrestato insieme al terrorista nel comune di Molenbeek, dove Salah Abdeslam è stato nascosto dopo i fatti di Parigi. Anche il più giovane dei due accusati è coinvolto nello scontro a fuoco con le forze di sicurezza belghe del marzo 2016. I giudici hanno ascoltato gli imputati separatamente. Alle 8:45 l’interrogatorio di Ayari, poco prima delle 11:00 quello di Abdeslam, durato pochi minuti. Nel complesso la seduta è durata otto ore, dalle 8:45 del mattino a poco oltre le 16:30. C’è già una richiesta di pena: il pubblicamo ministero invoca il massimo. Il fatto che il giorno degli scontri a fuoco a Molenbeek avesse un’arma ma non l’ha utilizzata secondo l’accusa non è sufficiente a cambiare la posizione del franco-belga. E’ ritenuto “correo”. L’udienza riprenderà giovedì.