Roma – “Siccome vogliamo cambiare l’Europa, siamo partiti innanzitutto da casa nostra, dal rispettare le regole dimezzando le nostre procedure di infrazione”, dice il segretario del Pd Matteo Renzi rivendicando per gli ultimi due governi, il suo e quello di Paolo Gentiloni, il merito di aver portato a 62 i contenziosi aperti con l’Europa dai 121 del 2014. Un record che per Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei incaricato di presentare la parte del programma elettorale Pd relativa all’Ue, è valso “credibilità e affidabilità”. Un credito guadagnato nei confronti dei partner comunitari, che i democratici vorrebbero poter spendere anche nella prossima legislatura, portando avanti in Europa alcune delle battaglie già avviate negli ultimi anni. Tra queste, la proposta di un ammortizzatore europeo contro la disoccupazione e quella dell’elezione diretta di un “presidente dell’Unione europea”, figura che ricoprirebbe contemporaneamente i ruoli dei presidenti del Consiglio e della Commissione Ue.
Intervenendo sul palco di Bologna, dove oggi Renzi ha presentato tutto il programma elettorale con l’aiuto di alcuni dei candidati alle politiche del 4 marzo, Gozi ha inizia picchiando sugli avversari. Ricorda che “nel 2003 con la presidenza italiana di turno dell’Ue affidata a Berlusconi, in luglio si festeggiavano le regole di Dublino, che vanno contro gli interessi italiani in Europa” perché hanno obbligato il nostro Paese, in qualità di primo approdo dei migranti, a farsi carico di tutte le richieste di asilo di chi sbarca sulle coste italiane. Poi attacca Giulio Tremonti, ministro dell’Economia di Berlusconi all’epoca e alleato del Carroccio poi, colpevole di essere stato “troppo silenzioso a Bruxelles quando il Consiglio Ecofin poneva le basi per l’austerità” con il “Two pack, Six pack e altre regole astruse”.
Ora bisogna “riformare la zona Euro”, indica Gozi puntando sul fatto cha “anche l’Unione economica più perfetta sarebbe insufficiente senza un’europa sociale”. Quindi serve “un’assicurazione europea contro a disoccupazione, un servizio civile europeo”, e “il piano di investimenti sociali presentato in Europa da Romano Prodi”.
Sui fondi europei, il Pd ribadisce la proposta di inserire meccanismi che li leghino al rispetto di alcune regole. “Niente fondi europei a chi viola lo stato di diritto, i diritti fondamentali e gli obblighi di solidarietà in materia di immigrazione”, spiega Gozi mettendo nel mirino “la Polonia di Kaczyński e l’Ungheria di Orban, alleati di Berlusconi e Salvini, che più di tutti si oppongono agli interessi dell’Italia in Europa”.
Poi c’è anche una questione democratica in Europa, che il programma del Pd si pone di affrontare con l’istituzione di una “elezione diretta del presidente dell’Unione europea” – proposta che ricalca quella lanciata dal capo dell’esecutivo comunitario, Jean Claude Juncker, nel suo discorso sullo stato dell’Unione lo scorso settembre – e con liste elettorali transnazionali per il Parlamento europeo. “Con leader come Matteo Renzi e” il presidente francese “Emmanuel Macron potremo rifondare l’Europa e andare verso gli Stati uniti d’Europa” assicura Gozi in uno slancio di ottimismo che sembra ignorare gli attuali sondaggi elettorali.
Sarà difficile infatti che dalle urne venga fuori una maggioranza chiara, e se succederà, la coalizione con più probabilità di vincere è quella di centrodestra. Ma con lo spettro delle larghe intese sempre vivo e la disponibilità dei 5 stelle al dialogo con le altre forze “per non lasciare il paese nel caos”, come ha dichiarato il capo politico del movimento Luigi Di Maio, nessuno può escludere nulla.