Articolo tratto da repubblica.it.
Berlino – E’ passata definitivamente con il voto del Senato polacco la legge voluta dalla maggioranza di governo nazionalconservatrice, legge che vieta non solo ogni definizione (che sarebbe errata) di Auschwitz e degli altri campi della morte nazisti come “campi della morte polacchi”, ma proibisce anche di parlare di qualsiasi caso di complicità di singoli polacchi o di gruppi di polacchi con l´esecuzione dell´Olocausto. Chi viola la legge, anche su questo secondo punto, rischia fino a tre anni di reclusione. Chiunque egli sia, anche se è un sopravvissuto alla Shoah. Ora mancano solo l’esame e la firma finale della legge da parte del capo dello Stato, il giovane Andrzej Duda, già ripreso dalle autorità americane. Ma comunque Varsavia mostra di aver scelto di ignorare le dure proteste espresse sia dal governo israeliano, sia dalle comunità ebraiche internazionali, sia da molti ambienti politici dell´Unione europea e del resto del mondo libero.
La legge è stata approvata con 57 voti favorevoli e 23 contrari. E’ contestata da Israele, dalle comunità ebraiche, dagli ambienti internazionali, non perché condanna l’uso erroneo della definizione dei campi della morte come Lager polacchi, in quanto la Polonia occupata era stata cancellata come Stato e ridotta a governatorato del Terzo Reich, e brutalmente oppressa, e contro i tedeschi i polacchi ebbero uno Stato clandestino, un legittimo governo in esilio a Londra e uno dei piú forti eserciti partigiani d´Europa. Il punto inevitabilmente contestato da Israele e da tutti è appunto il divieto di “riscrivere la Storia” ricordando quella che invece fu purtroppo una realtà storica, cioè la partecipazione di singoli cittadini polacchi o gruppi di polacchi alla persecuzione degli ebrei, che in Polonia avevano allora la più numerosa comunità in Europa.
Invano ieri la comunità ebraica polacca, in una nobile lettera aperta ai legislatori pubblicata sull’edizione cartacea di Repubblica oggi, aveva chiesto il ritiro della legge riaffermando la sua lealtà al paese e la volontà di dialogo. In segno di reazione ieri è stata presentata alla Knesset, il Parlamento israeliano, una legge che introduce la pena fino a cinque anni di carcere nello Stato ebraico per coloro che riducono o negano il reato di complicità di chiunque aiutò i nazisti nei crimini commessi contro gli ebrei. Il ministro israeliano Yoav Gallant ha definito la legge polacca “un caso di negazione della Shoah”. “La memoria dei sei milioni di ebrei uccisi – ha scritto su twitter, ripreso dai media – è più forte di qualsiasi legge. Proteggeremo la loro memoria e faremo nostra la lezione: la capacità di difenderci da noi stessi”.
A Varsavia si sono associati all´appello della comunità ebraica contro la legge un centinaio di intellettuali di prestigio e vip, dalla regista Agnieszka Holland all’ex presidente della Repubblica Aleksander Kwasniewski. Il quale all’inizio di questo secolo visitò Israele e in un coraggioso discorso alla Knesset riconobbe la responsabilità di singoli cittadini polacchi nella scelta di perseguitare o maltrattare gli ebrei o di compiere vari atti di complicità con gli occupanti tedeschi. L’appello della comunità ebraica polacca e quello dei Vip sottolineano come la legge può portare a “penalizzare coloro i quali dicono la verità sugli informatori polacchi dei nazisti e sui cittadini polacchi che assassinarono loro concittadini ebrei”. Ci furono anche casi di pogrom, come a Jedwabne nel 1941. Mentre fu un agente speciale della Resistenza polacca, Jan Karski, a scoprire per primo in missione segreta nella patria occupata che la Shoah era in atto e, riuscendo fortunosamente a tornare a Londra, denunciò invano il genocidio in atto alle potenze alleate.
L’attuale governo nazionalconservatore non è ufficialmente antisemita ma è accusato da opposizioni, intellettuali e società civile di tendere a minimizzare o lasciar minimizzare l´antisemitismo storico polacco, come in altri paesi specie del Centroest ma non solo un fatto storico di radici anche cattoliche, che non aveva mai a che vedere col nazismo e la Shoah ma si manifestò nei secoli e poi anche sotto il comunismo con la purga antisemita del 1968 con cui fu repressa la coraggiosa rivolta pacifica studentesca di marzo a Varsavia per la democrazia. Inoltre i gruppi di estrema destra apertamente antisemiti manifestano liberamente in piazza con i loro slogan e simboli esprimendo un imbarazzante ma ben udibile appoggio alla politica nazionalista della maggioranza.