Bruxelles – Europa a troppe velocità sull’acqua. La direttiva comunitaria ha portato gli Stati membri a dotarsi ciascuno di un quadro normativo diverso, col risultato di avere un sistema variegato e ancora troppo carente. Ci sono 23 milioni di europei ancora non allacciati a sistemi di distribuzione di acqua potabile, 600 milioni di euro vengono spesi ogni anno per comprare confezioni di acqua in bottiglia e che potrebbero essere risparmiati avendo certezze idriche. La Commissione europea vuole cambiare tutto questo, proponendo una modifica alla direttiva risalente al lontano 1998. Dopo vent’anni si rimette mano alla questione, con il molteplice intento di migliorare la qualità dell’acqua, la qualità della vita dei cittadini, e rispettare l’ambiente. Con le giuste accortezze l’uso di acqua in bottiglia si potrà ridurre del 70%, il che significa molta meno plastica in circolazione.
La Commissione introduce nuovi obblighi per gli Stati membri. Si chiede loro di verificare la potabilità attraverso un’opera di identificazione di pericoli e fonti di inquinamento, e di monitorare “i parametri rilevanti per il rilevamento di rischi e delle fonti di inquinamento”. Ai già previsti obblighi di monitoraggio su presenze di alluminio, ammonio, ferro, nitriti, clostridium perfringens (spore comprese), escherichia coli e concentrazioni di ioni di idrogeno e batteri coliformi, si chiede di introdurre nuovi controlli sulle microplastiche per via degli “effetti negativi sugli ambienti marini e di acqua dolce, e possibilmente sulla salute umana”. Si chiede poi di essere quanto più vigili possibili sulla Legionella, batterio in grado di causare serie affezioni alle vie respiratorie. Qui si impongono “controlli regolari e misure di controllo adeguate” ai sistemi idrici artificiali per prevenire casi di malattie in strutture ricettive (alberghi, ospedali, strutture sanitarie a lungo termine).
Quanto agli approvvigionamenti, si chiede di introdurre “obblighi relativi all’esecuzione di una valutazione del rischio di approvvigionamento da parte del fornitore di acqua”. Ma è agli Stati che si chiede lo sforzo maggiore: è “a livello nazionale” che va garantito “un accesso minimo alla forniture idriche per tutti”. Si parla di acqua per uso umano, acqua potabile. Secondo la Commissione europea ogni cittadino consuma fino a 150 litri al giorno e l’estrazione totale di acqua dolce in tutta Europa è di circa 250 miliardi di m3/anno. Numeri da capogiro. Ma c’è qualcuno che ha più sete di altri. Sono circa 55milioni gli europei a vivere situazioni di scarsità idrica, e 23 milioni a non avere alcun allaccio. Le reti vanno dunque completate, ammodernate, ampliate. Un lavoro faraonico, che ora viene chiesto agli Stati, a cui si suggerisce anche la via delle fontane pubbliche.
Si introduce il concetto di “gruppi vulnerabili” della società, quelle persone che meno di altre non hanno la certezza di bere ogni giorno. Si tratta di minoranze culturali quali Rom, Sinti, Kalé, cui bisogna provvedere “senza pregiudizio”. Una misura non semplice, perché impone battaglie culturali non facili da condurre. Cambio di mentalità è anche quello che si richiede ai ristoratori. Questi dovrebbero offrire ai clienti acqua di rubinetto gratuitamente invece di fornire solo ed esclusivamente quella in bottiglia.
“Credo che questa sia una buona proposta per l’ambiente, per la salute dei cittadini e i loro portafogli”, sottolinea Frans Timmermans, commissario per la Migliore legislazione. “Aumentare la fiducia nell’acqua potabile può ridurre l’uso di quella in bottiglia del 70%”, con i benefici in termini di riduzione di rifiuti. E poi, un litro d’acqua di rubinetto costa 0,002 euro, mentre un litro d’acqua imbottigliata può costare anche più di 1 euro. Ancora, la direttiva così come proposta nella sua nuova versione, risponde all’iniziativa ‘Right2water’, la prima delle iniziative dei cittadini europei che ha visto 1,6 milioni di firme a sostegno di un migliore accesso all’acqua potabile per tutti i cittadini europei. “Dobbiamo ascoltare le richieste dei nostri cittadini”, sostiene Timmermans, che ringrazia quanti hanno “messo sul tavolo” la questione dell’acqua.