Bruxelles – “Se i cittadini lo vorranno e sarò eletto, il 7 marzo rassegnerò le mie dimissioni”. Gianni Pittella è pronto a lasciare il Parlamento europeo. Dopo vent’anni il politico di lungo corso porterà il suo sapere europeo in Italia, per metterlo al servizio del Paese. “Non è un addio, ma un arrivederci”, sottolinea il presidente del gruppo socialista (S&D), candidato a senatore della Repubblica nel collegio uninominale della Basilicata e in quello plurinominale Campania3. “Penso di vincere in ogni seggio”. Il Partito democratico perderà allora un pezzo pregiato a Bruxelles e Strasburgo. Lo sa lo stesso Pittella, consapevole di “aver costruito una rete di relazioni e delle competenze” preziosa, in questi venti anni. Proprio per questo, tutta questa esperienza, sostiene, può essere messa al servizio del Paese. “Una persona come me può garantire al Mezzogiorno d’Italia questo salto di qualità” che da tanto, troppo tempo, si cerca senza successo.
Il rilancio del Sud è uno dei tre motivi che hanno spinto Pittella a compiere quella che lo stesso esponente Pd non esista a riconoscere “una scelta non semplice ma sofferta”. Lascia il Parlamento di cui è stato vicepresidente e anche presidente ad interim per 15 giorni per una sfida non meno avvincente. Ci sono elezioni da vincere, e il capogruppo S&D intende provarci. “Corriamo per vincere”, premette. La candidatura di Pittella, che in Basilicata ha un forte bacino elettorale familiare, che risale al padre senatore anche lui e ora condiviso con il fratello, presidente della Regione, intende “dare una mano per sconfiggere le forze anti-europeiste e dalle forze della destra”, e garantire che il Paese sappia seguire “un percorso italiano di un europeismo che consenta i cambiare quello che non va”. Si tratta, in sostanza, di fare dell’Italia “l’attore del cambiamento delle politiche economiche, fiscali e sociali”. Terza e ultima spinta di Pittella per correre in Italia è il dibattito sull’Europa, Vuole che sia centrale nel confronto pre-elettorale. “Sarebbe miope fare una campagna elettorale solo con temi locali”, sottolinea. Si parla spesso a sproposito dell’Ue o non se parla affatto, “noi del Pd vogliamo tenere l’Europa al primo posto della campagna elettorale, e la presenza del presidente del gruppo significa questo”.
Pittella tornerà in Italia, a meno di sorprese elettorali. “Non è un addio ma un arrivederci”, tiene a precisare. Di Europa continuerà a occuparsi anche nella sua nuove veste, qualunque sarà. Perché corre come senatore, ma se dovessero chiedergli di fare il ministro o il sottosegretario non si tirerà indietro. “Prometto che farò del mio meglio qualunque sarà l’incarico che ricoprirò”. Gergo politichese, che significa tutto e il contrario di tutto. Ma su una cosa non vuole discussioni: l’impegno mostrato in questi anni. Qualcuno critica il fuggi fuggi generale dal Parlamento europeo (tra gli eletti nelle liste Pd andranno forse via anche Nicola Caputo, Elena Gentile, Elisabetta De Monte, Sergio Cofferati, che ora ha lasciato la delegazione, a cui si aggiungono i leghisti Matteo Salvini e Attilio Fontana, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa e il leader di Direzione Italia, Raffaele Fitto). “Credo di aver dato dimostrazione di attaccamento e di amore per l’Europa, lavorando tutti i giorni per vent’anni. Io posso mettere tutto questo a disposizione della mia regione, del mio Paese. Posso dire dopo questi vent’anni a Sergio Marchionne tu non tocchi la Fiat a Melfi? Oggi lo posso fare, e posso dare un valore aggiunto”.
Una regola interna al Pd fissa a tre il numero massimo di mandati in Europa. Pittella questo limite lo aveva raggiunto, e difficilmente avrebbe potuto correre ancora per Bruxelles. Un’uscita di scena anticipata, dunque. Lui, fedele alla direttive non europee ma di partito, si adegua pur non condividendo. “Per le elezioni europee penso sia un errore la regola del terzo mandato, perché qui bisogna starci”. Serve tempo per arrivare a incidere veramente. “La prima legislatura serve a capire come funziona” il Parlamento Ue e l’Europa, dalla seconda in poi si fa carriera. “Io sarei per rivedere quella regola dei tre mandati”, ammette Pittella. Deciderà il Pd. Sempre in ottica europea, anche il modo di eleggere dovrebbe essere rivisto. “Personalmente sono dell’avviso che estendere un meccanismo che affido la scelta degli eletti tutta ai partiti non sia il migliore, a meno che non si faccia una legge sulle primarie”.
Non faranno primarie i socialisti europei per eleggere il successore di Pittella. La guida del gruppo in Parlamento è affidata temporaneamente al tedesco Udo Bulmann, primo vicepresidente S&D. Avrà il ruolo di coordinatore fino alle elezioni del nuovo presidente. Pittella è pronto a dimettersi il 7 marzo, entro il 14 marzo si dovrebbe eleggere il suo successore. Chiunque si può candidare. Vuol dire che potrebbe vincere anche un altro italiano.