Bruxelles – Benzina, luce, gas. L’Europa ha scelto la via del ‘chi consuma paga’ invece della politica per cui ‘chi inquina paga’. Un prezzo tutto in bolletta presentato a cadenza regolare nelle case delle famiglie europee. Già, perché nell’Ue la vera tassa ambientale è quella sull’uso e consumo dell’energia. Termosifoni, cucine, climatizzatori, auto. Il rispetto per l’ambiente passa per le abitudini quotidiane. Nel 2016 i ricavi dei governi dei Paesi dell’Ue ottenuti dall’imposizione di tasse ambientali hanno raggiunto i 364,4 miliardi di euro. Ma a guardar bene i dati diffusi oggi da Eurostat, i tre quarti di questi introiti (76,9%) sono frutto di imposte sull’energia, a cui si aggiungono balzelli sui servizi e i mezzi di trasporto (19,4%).
Di fatto misure anti-inquinamento sono l’ultima componente fiscale (3,4%). Una situazione che varia da Paese a Paese in termini di composizione, ma che comunque non cambia nella pratica. Tasse ambientali sono intese come tasse sull’energia.
L’Italia, con lo 0,1% di introiti, è tra gli ultimi Stati membri dell’Ue per tasse sull’inquinamento sul totale dei ricavi da imposte ambientali (58,7 miliardi di euro). In Germania, invece, un tassa vera e propria per l’inquinamento proprio non c’è. Esistono solo tasse sull’energia (78% sul totale di quelle ‘ambientali’) e sui trasporti. Una situazione uguale solo a quella della Grecia, altro Stato dell’Ue senza balzelli sull’inquinamento.