Bruxelles – La Commissione europea vuole impegni effettivi, concreti, tempestivi. Si è già perso troppo tempo per rendere respirabile l’aria delle città, e ora i Paesi dove si registrano le maggiori concentrazioni di polveri sottili i e ultrasottili (pm10) e ossidi di azoto (No) dovranno affrontare la questione “in maniera prioritaria”. Questo il messaggio europeo per l’Ambiente, Karmenu Vella, nel meeting sulla qualità dell’aria tenuto con i ministri dell’Ambiente di Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Spagna, Ungheria. Questi nove Paesi hanno procedure d’infrazione in corso, e i rappresentanti dei governi sono stati convocati per essere ascoltati. Bruxelles vuole piani dettagliati e convincenti per capire come e quanto si potrà invertire il problema della respirabilità urbana. Si attendono i documenti entro lunedì, e dovranno essere convincenti. “L’unico modo per evitare di finire davanti alla Corte di giustizia europea è avere dei piani di riduzione dell’inquinamento che riescano effettivamente a rispettare gli obiettivi richiesti”.
La normativa comunitaria relativa alla qualità dell’aria impone agli Stati membri di limitare l’esposizione dei cittadini alle polveri sottili, fissando valori massimi per l’esposizione sia in termini di concentrazione annua (40 microgrammi/ metro cubo), che quella giornaliera (microgrammi/ metro cubo), da non superare più di 35 volte per anno civile. Nove Paesi sforano continuamente obiettivi che dovevano essere rispettati già dall’1 gennaio 2005 (particolato) e dall’1 gennaio 2010 (ossidi di azoto). Per Vella “non si può continuare con i ritardi e a postporre il rispetto delle regole”. Offre la disponibilità a lavorare con gli Stati membri per sanare la situazione (“intendo continuare il nostro dialogo”), pur dicendosi pronto a non esitare a deferire i governi ai giudici di Lussemburgo (“la non azione ha conseguenze giuridiche per gli Stati membri”).
L’esecutivo comunitario ha deciso di “essere grande sulle grandi questioni”, ricorda Vella. Numeri alla mano, il problema dell’inquinamento atmosferico ha dimensioni importanti. Sono circa 400mila le morte premature annue legate a problemi di qualità dell’aria, con l’Italia primo Paese Ue per decessi da particolato (60mila l’anno, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente). Le autorità italiane hanno messo a punto un piano per le regioni del nord. Una strategia che però, pur andando nella giusta direzione, potrebbe non bastare. “Abbiamo ricevuto documentazioni positive, ma non abbastanza da cambiare il quadro complessivo”, sottolinea Vella. Il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, è convinto che l’Italia abbia “messo sul tavolo azioni molto forti” per rispondere alle preoccupazioni di cittadini e commissari europei. “Dal 2000 a oggi abbiamo ridotto gli sforamenti del 70% le emissioni”. Il ministro non nega che il problema “esiste”, ma la respirabilità dell’aria “dipende molto anche da fattori climatici”. Il fatto che possa piovere o fare caldo, spiega, “incide in maniera molto forte” sulla qualità dell’aria.
L’Italia è convinta di evitare il peggio. Come ricorda ancora Galletti quello degli sforamenti nelle emissioni di gas nocivi “è un contenzioso che esiste da anni, e se non siamo stati deferiti è grazie al fatto che abbiamo fatto delle cose e vogliamo continuare a fare”. La Commissione però è stufa di concedere tempo. Chiede vere e proprie cabine di regie composte da “tutti i ministeri competenti” in materia. La questione dell’inquinamento, ricorda Vella, riguarda i responsabili per i Trasporti, per l’energia, per l’industria, e non solo quelli dell’ambiente. Domani Vella riferirà al collegio dei commissari sull’esito dell’incontro di oggi, e da lunedì si studieranno le carte fornire dai governi. Bruxelles vorrebbe evitare deferimenti, ma è pronta a non fare più sconti.