Bruxelles – La Commissione europea sostiene di aver fatto delle valutazioni su tutte le città candidate per ospitare l’Agenzia europea del farmaco (Ema) e nulla di più. Un esercizio più burocratico che tecnico, a giudicare da come la spiegano a Bruxelles. “Ci hanno chiesto di fare una valutazione”, le parole del capo del servizio dei portavoce, Margaritis Schinas. I documenti prodotti però risultano essere superficiali, non entrare troppo nel merito. Una valutazione tecnica sulle capacità fisiche delle nuova sede e i suoi tempi di realizzazione, del resto, avrebbero dovuto farli ingegneri, architetti, geometri.
Nella sua relazione l’esecutivo comunitario sottolinea l’inesistenza di una struttura definitiva. Il Vivadi building (31.855 m2) “secondo l’offerta sarà costruito per rispettare i requisiti dell’Ema”, si legge nel documento prodotto il 30 settembre scorso. Vuol dire che si riconosce l’indisponibilità di una nuova sede e che si prende per buono l’impegno a completarla e renderla operativa per il 30 marzo 2019, quando il Regno Unito sarà fuori dall’Ue e l’Ema dovrà essere definitivamente trasferita.
Analizzando più nel dettaglio la candidatura di Amsterdam, la Commissione europea individua lacune nelle strutture che gli olandesi hanno offerto come sistemazione provvisoria in attesa del completamento del Vivaldi Building. Tra i vari requisiti per il funzionamento dell’Ema, vi sono la disponibilità di varie sale dalla capienza variabile. Nel dettaglio servono dieci sale fino a 24 posti di capienza. “L’offerta indica la disponibilità di dieci locali per 4-24 persone nei locali principali proposti, ma non fornisce informazioni sulla disponibilità di locali per 4-24 posti nei locali temporanei”, recita la valutazione della Commissione europea. Stesso giudizio per gli spazi da 35 posti e quelli concepiti per ospitare dalle 70 alle 120 persone. L’offerta olandese prevede per la sede principale locali addirittura più capienti (50 e 140 persone), ma in entrambi i casi “non fornisce informazioni sulla disponibilità di sale nei locali temporanei”. Anche da un punto di vista operativo gli olandesi avevano offerto poche rassicurazioni. Per quanto riguarda gli uffici necessari per far lavorare il personale dell’Agenzia, la proposta dei Paesi Bassi “fornisce informazioni generali sui metri quadrati negli uffici e piani aperti per i locali temporanei, ma non fornisce informazioni dettagliate sulla loro capienza in funzione di un’attività lavorativa”.
La Commissione in sostanza rileva che l’edificio definitivo risponderebbe ai criteri richiesti. Il nodo però è legato agli spazi che i dipendenti Ema dovrebbero utilizzare provvisoriamente. Sulla sede temporanea in terra d’Olanda non vi erano garanzie nella misura in cui non vi erano informazioni. Un elemento, questo, emerso già dalle valutazioni che pure erano state chieste dagli Stati membri alla Commissione, ma forse non dovutamente evidenziato, o preso sottogamba, dai governi che hanno preferito Amsterdam a Milano.