Bruxelles – Più poteri al Parlamento europeo, che dovrà essere completamente trasformato attraverso l’istituzione di un Senato delle Regioni europee, composto da 2 membri per ognuna di queste istituzioni locali. A proporlo è il Consiglio delle Regioni e delle municipalità europee (Ccre), nel contributo al dibattito sul futuro dell’Europa. ‘Europe 2030 – Local leaders speak out”, il documento di 400 pagine, consegnato oggi alla commissaria per le Politiche regionali, Corina Cretu, evoca una riforma istituzionale che va nella direzione di maggiori poteri per gli enti locali. Di fronte ai governi che vogliono smetterla con cessioni di sovranità a favore degli organismo comunitari, le regioni puntano invece a togliere competenze agli Stati. Se questi ultimi vogliono meno Europa, le regioni vogliono più autonomia per negoziare da soli in seno all’Unione. In questa ottica c’è quindi un rilancio del Comitato delle regioni europee (Cor) nel senso di una sua trasformazione di vero e proprio Senato europeo.
La premessa alla base di questa proposta è la necessità di dare risposte a sfide tutte nuove e tutte insidiose. Cambiamenti climatici, immigrazione, instabilità internazionale, Brexit, giusto per citarne alcune. Di fronte a tutto questo le prerogative dell’Unione europea “saranno rafforzate” poiché nessuno può farcela da solo. Serviranno allora nuovi poteri, nuove competenze.
Nel documento del Ccre si invoca una “repubblica europea costituita da 50-55 regioni”, strutturate attorno alle grandi città e alle aree metropolitane. Una dicitura che implica una nuova riorganizzazione politico-amministrativa del territorio profonda, dato che oggi le regioni sono molte di più se si contano tutte quelle degli Stati membri. Ma soprattutto si parla di “repubblica europea costituita da due camere”. Una di queste dovrà essere una “camera dei rappresentanti” eletta a suffragio universale diretto ed espressione della voce dei cittadini, “la seconda assemblea sarà costituita sulla base di un sistema di voto dove tutte le regioni avranno due senatori”. Così facendo “avremo un senato europeo, una camera dei rappresentanti, e potremo eleggere un presidente a suffragio universale diretto”, scrivono gli esponenti delle Regioni e delle municipalità europee nel loro documento di riflessione sul futuro dell’Europa.