Bruxelles – Non è una questione di soldi, anche se i soldi serviranno. E’ una questione di ambizioni e di priorità. E non da ultimo, “è una questione di sicurezza domestica”, come sottolinea l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini. L’Ue vuole fare dello spazio una priorità, perché è lo spazio che potrà permettere di superare le sfide che l’attendono.
Quali sono queste sfide? Quelle già in atto. Cambiamenti climatici, disastri ecologici, migrazioni. “Le immagini spaziali – ricorda Mogherini – servono a osservare i movimenti di trafficanti, rilevare le macchie di petrolio, e in caso di disastri naturali satelliti aiutano a determinare danni”, oltre che a mappare le zone colpite. Ecco la valenza strategica di un settore da sempre fiore all’occhiello del Vecchio continente. L’Ue ha il secondo bilancio al mondo per lo spazio. Tra il 2014 e il 2020 l’Ue investirà oltre 12 miliardi di euro per lo sviluppo di programmi di alta qualità nel settore. “Possiamo essere la potenza spaziale di cui il mondo ha bisogno: autonoma, innovativa, alla ricerca di cooperazione per il bene dei cittadini”. A patto che non si chiudano i rifornimenti finanziari. “Credo che la politica estera europea possa sostenere la nostra economia”. Mogherini lancia la sfida.
Quello delle risorse è certamente il principale elemento di preoccupazione. L’uscita del Regno Unito dall’Ue ridurrà i contributi al bilancio comune per il funzionamento del club a dodici stelle, e non è chiaro se e quanto il buco che si verrà a creare potrà essere colmato. “Avremo bisogno di più soldi”. Il commissario per l’Industria, Elzbieta Bienkowska, non lo nasconde. Non dice quant’è l’ammontare che si renderà necessario, limitandosi a dire che nella proposta sul prossimo bilancio pluriennale dell’Ue (Mff), sosterrà la necessità di continuare a finanziare i tre programmi “chiave” dell’Ue (Copernicus, Egnos, Galileo) e l’idea di “un nuovo framework” per lo spazio. Oltre alle risorse pubbliche europee, “che restano fondamentali” e imprescindibili, serve però efficienza industriale. “Abbiamo bisogno di lanciatori universali di satelliti che siano efficienti e puntuali”. Un messaggio di Bienkowska ad ArianeSpace. Più in generale Bienkowska una un messaggio per l’interno mondo delle imprese del settore. “In tempi di ristrettezze economiche, le imprese devono collaborare tra loro per trovare soluzioni” industriali. I soldi sono un problema, ma non se si decide di investire.
Lo spazio non è fantascienza. E’ la realtà di tutti i giorni, ma si fa fatica a rendersene conto. Eppure l’Ue è protagonista di questa realtà, di cui è espressione di eccellenze. Ogni giorno aiuta la propria guardia costiera (Frontex) a monitorare i flussi di migranti in mare, ogni volta che c’è una catastrofe naturale il programma Copernicus di osservazione satellitare delle Terra aiuta a mappare le aree colpite. Ancora, il Sistema geostazionario di navigazione (Egnos) consente la gestione del traffico aereo in tutto il territorio dell’Unione (247 scali in 23 Stati membri), e permettere alle nuove automobili di poter disporre di sistemi wireless di comunicazione di emergenza (e-call).
In questo settore l’Europa gioca un ruolo importante. Un terzo dei satelliti prodotti a livello mondiale sono “made in Ue”, con l’Unione che rappresenta un quinto del valore mondiale del comparto (21%). Ci sono oltre 230mila persone che lavorano nel settore, che genera per l’Europa qualcosa come 54 miliardi di ricchezza. L’industria spaziale europea è, in sostanza, forte e competitiva. Eppure qualcosa non va. “Gli investitori privati spesso preferiscono rivolgersi in Asia, in Medio Oriente, alla Silicon Valley”, lamenta Bienkowska. L’industria spaziale europea è meno attrattiva, rispetto alla concorrenza. Qualcosa cui porre rimedio. Con strategie che passano per “un bilancio e un quadro normativo appropriati”.
Maros Sefcovic, commissario responsabile per l’Unione dell’energia, è ottimista. “Avvertiamo un forte sostegno dell’interno collegio dei commissari per una politica spaziale ambiziosa”. E anche a livello economico “c’è la convinzione diffusa” per cui lo spazio “è qualcosa su cui investire”. Se le premesse restano tali, si può essere positivi per i negoziati che si aprono. Non è una questione di soldi. E’ una questione di ambizioni. “Rappresentiamo il 20% del valore del mercato spaziale globale, e dobbiamo crescere”. La Commissione lancia la sfida.