Bruxelles – L’Unione europea avrebbe dato il via libera all’imitazione dei formaggi italiani in Giappone: a lanciare l’allarme, Coldiretti e Assolatte, che accusano Bruxelles di aver stipulato con il Sol Levante un accordo commerciale che non tutela la tipicità dei prodotti caseari italiani. “E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo -. Si rischia di svendere l’identità dei territori che rappresentano un patrimonio di storia, cultura, e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.
“Tutti i grandi formaggi italiani a denominazione resteranno esclusi dalla tutela in Giappone, in seguito all’accordo siglato con l’Ue, che di fatto consentirà l’italian sounding (l’imitazione di prodotti italiani con nomi che ‘sembrano’ italiani) – denuncia Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte -. Sembra che il contenuto dell’accordo siglato qualche settimana fa ma reso noto soltanto ora prospetti un futuro tutt’altro che positivo per il nostro export di formaggi in Giappone”.
Assolatte aveva inizialmente vinto una dura battaglia che aveva portato all’inclusione nell’accordo bilaterale di 10 formaggi Dop italiani sulle 19 Indicazioni geografiche casearie comunitarie inserite nell’accordo: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mozzarella di bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Provolone Valpadana, Taleggio. Ma è stata, denunciano i produttori, una fatica vanificata dai fatti: “Altro che garanzie per i nostri formaggi nei mercati esteri! Le eccezioni, le deroghe e le proroghe che li accompagnano – denuncia Abrosi – svuotano di significato l’intero sistema europeo delle Indicazioni Geografiche. È un errore imperdonabile che danneggia il nostro settore e ci offende”.
Assolatte denuncia che se la tutela Igp (identificazione geografica protetta) resterà per i nomi composti Grana Padano e Pecorino Romano, chiunque potrà produrre e vendere un ”grana”, un ”padano” o un ”romano” realizzato chissà dove e chissà come. Durissimo Ambrosi su questo punto: “Vero capolavoro di questa ‘tutela’ solo sulla carta è stato raggiunto con il Parmigiano Reggiano, dove un asterisco chiarisce che la Dop è salva ma che chiunque voglia potrà registrare il marchio parmesan nel mercato giapponese”.
Secondo la Coldiretti, anche gli accordi Ue stipulati con il Canada e con i Paesi del Mercosur sfavorirebbero le esportazioni italiane: “Ad aprire la strada è stato il Trattato di libero scambio con il Canada, dove sono falsi quasi nove formaggi di tipo italiano in vendita su dieci”. La Coldiretti sostiene che l’accordo con il Paese Nordamericano (Ceta) avrebbe “legittimato per la prima volta nella storia dell’Unione Europea le imitazioni del Made in Italy che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele”. L’associazione degli agricoltori italiani è convinta che ad essere più colpito dai trattati sia “il formaggio italiano piu’ esportato nel mondo, il Parmigiano Reggiano, che potrà essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada con la traduzione di Parmesan”. La speranza della Coldiretti è che, siccome l’accordo con il Canada è già entrato in vigore a livello europeo il 21 settembre 2017, solo in via provvisoria, “il nuovo Parlamento italiano che uscirà dalle elezioni non lo ratifichi”.
“Nell’accordo UE-Giappone, l’Unione Europea ha agito con assenza di trasparenza”, sostiene il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia. “Piuttosto che rincorrere nuovi accordi senza un’adeguata attenzione ai dettagli applicativi, la Commissione si concentrasse sulla verifica delle regole di implementazione degli accordi sottoscritti. È quello che sta succedendo nel caso del Ceta – sostiene Scordamaglia – in cui un elemento positivo era stato l’aumento della quota di formaggi europei (e quindi italiani) esportabili verso quel Paese. Peccato che il meccanismo di attribuzione delle quote ideato dai canadesi stia portando oggi a meccanismi di gestione poco trasparente delle quote stesse che vengono ‘affittate’ con costi stranamente simili a quelli dei dazi formalmente cancellati”.
“Di fronte a tali situazioni – conclude Scordamaglia – chiediamo all’Europa di bloccare il proliferare di nuovi accordi (Mercosur e Nuova Zelanda in primis) dedicandosi piuttosto alla condivisione e verifica dei dettagli applicativi che sono poi quelli che fanno la differenza”.
“La situazione – continua la Coldiretti – è ancora più preoccupante nel negoziato in corso con i paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane Dop/Igp riconosciute dall’Unione Europea è stata prevista una lista di appena 57 tipicità da tutelare ma su 30 di queste sono state già presentate opposizioni, a partire dal Parmigiano Reggiano”.