Roma – ‘Càlati juncu ca passa la china’, proverbio preso alla lettera dall’ex premier Silvio Berlusconi, che come un giunco si è piegato davanti alla piena che lo investì nel 2011 – un “colpo di Stato”, dice lui – per riemergere adesso, in campagna elettorale, ridispiegando le foglie anche in Europa per trarre linfa da un rinsaldato rapporto col Partito popolare europeo. Lasciati alle spalle i volgari epiteti affibbiati alla Cancelliera tedesca Angela Merkel, Berlusconi torna in scena a Bruxelles presentandosi come garante dell’identità europeista del centrodestra, messa a dura prova dalle spinte sovraniste dell’alleato Matteo Salvini.
Il leader del Carroccio non ha gradito particolarmente la trasferta brussellese dell’ex cavaliere – il quale fino a domani sarà nella capitale belga per una serie di incontri con i vertici delle istituzioni comunitarie e dei popolari europei – e ha detto che “l’Italia non ha bisogno di garanti” nei confronti dell’Ue, perché è “una Repubblica libera e sovrana che è stata calpestata dagli interessi di Bruxelles e Berlino, quindi sono gli italiani a dover essere garantiti da questo”. Parole non proprio in armonia con l’Europa “essenziale” e “imprescindibile” di cui parla Berlusconi per rassicurare i partner dell’Ue.
La principale di queste garanzie è che un eventuale centrodestra al governo rispetterà le regole di bilancio, e in particolare il tetto del 3% per il rapporto deficit/Pil. “È una regola che va rispettatata”, spiega il fondatore di Forza Italia. “È difficile ritenere che sia una regola corretta”, precisa, “perché il deficit annuale di ogni Stato deve essere adattato alle sue esigenze di sviluppo”. Tuttavia, conferma, “nel nostro programma prevediamo che quella regola sia rispettata”. Una promessa che, assicura, verrà mantenuta anche introducendo la “rivoluzione della flat tax”, l’aliquota unica per l’imposizione fiscale, grazie alla quale, è convinto, ci sarà “un aumento del Pil” con la conseguente riduzione del peso del deficit. Quanto al debito pubblico – che ha continuato a salire anche dopo le misure ‘lacrime e sangue’ del governo Monti ed è regredito per la prima volta da anni solo a novembre scorso – Berlusconi promette di tornare dall’attuale “134% del Pil a quel 125% almeno, come era al momento del colpo di Stato del 2011”, quando fu “costretto alle dimissioni dal governo”.
Per quanto sgradita a Salvini, la visita di Berlusconi a Bruxelles ha portato i suoi frutti nell’appoggio “chiarissimo” del Ppe al centrodestra italiano, sottolineato dal segretario generale del partito, Antonio Lopez, a margine dell’incontro in cui l’ex premier gli ha illustrato il programma della coalizione. “La parte sud dell’Europa ha bisogno di avere più presenza nelle decisioni fondamentali che si stanno prendendo” sul futuro dell’Ue, indica l’europarlamentare spagnolo, convinto che “il nuovo governo e l’influenza del presidente Berlusconi sarà essenziale”.
Se i rapporti col Ppe sono rinsaldati, tanto che stando a Berlusconi “la signora Merkel ci sostiene con determinazione in questa campagna elettorale”, si accende ulteriormente la polemica con il Movimento 5 stelle, che giudica la visita “un’operazione nostalgia”. “Qualche anno fa, Juncker si dichiarava nauseato da Berlusconi. Oggi siamo al paradosso”, accusa Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo, secondo il quale “il condannato per frode fiscale compie un giro riabilitativo tra le istituzioni europee e il presidente della Commissione europea si presta a questo squallido teatrino”.
Le polemiche per l’incontro tra Berlusconi e Jean Claude Juncker, suo compagno di partito oltre che capo dell’esecutivo comunitario, non sono state tenere. Tanto che la Commissione è dovuta intervenire con un portavoce per spiegare che non vi sono intenti complottisti nel faccia a faccia, e che è normale per un presidente della Commissione ricevere la visita di un più volte premier che è ancora attivo sulla scena politica. Giustificazioni rispedite al mittente da Castaldo. “Dopo il vergognoso tentativo di endorsement indiretto di Moscovici al Pd”, avverte l’europarlamentare M5s, “pretendiamo da Juncker e dalla Commissione l’astensione da qualsiasi ingerenza sulla campagna italiana”.
Su tutte le furie per la visita di Berlusconi anche il gruppo Verdi-Ale al Parlamento europeo. Il suo presidente Philippe Lamberts e l’eurodeputato indipendente italiano Marco Affronte (ex 5 Stelle) hanno infatti firmato un comunicato congiunto in cui attaccano: “Tutti fanno finta di non vedere che a Bruxelles c’è un condannato per frode fiscale e appropriazione indebita che gira in doppiopetto per fare il padrino (politico, ci mancherebbe) dei propri delfini del Ppe”. I due eurodeputati ricordano che lo stesso leader di Forza Italia “al momento è privo della legale agibilità politica, e non può essere eletto” per effetto della legge Severino. Di conseguenza, sostengono, Juncker e gli altri rappresentanti istituzionali avrebbero dovuto “rifiutare l’incontro”.