Berlino – Acque tutt’altro che tranquille in Germania dopo l’accordo quadro tra Spd e Cdu per una nuova Große Koalition. Ancora una volta Martin Schulz si trova costretto a dover fare i conti con la base del proprio partito contraria all’accordo di governo. Non è certo una novità, ma dopo la fine dei colloqui esplorativi conclusi venerdì scorso, il fuoco amico si è intensificato da diversi ambienti socialdemocratici.
Tra i più agguerriti Kevin Kuhnert, leader dei Jusos, formazione giovanile di Spd, che ha iniziato un tour attraverso la Germania per convincere la base che questo accordo favorisce solamente l’Unione(Cdu/Csu) e porterà i socialdemocratici ad un tracollo storico. Dello stesso avviso sono i membri del partito della Sassonia-Anhalt e di Berlino, che hanno votato contro la mozione. Inoltre, secondo un recente sondaggio di YouGov sulla popolazione tedesca, solo il 9% degli intervistati ritiene che Spd sia riuscita ad ottenere un buon risultato dai colloqui esplorativi.
Martin Schulz dalla sua può contare sull’appoggio di personaggi di spicco come Andrea Nahles, presidente del gruppo al Bundestag, e Olaf Scholz, sindaco di Amburgo, oltre a Reiner Hoffmann, il segretario del grande sindacato Dgb.
Il leader socialdemocratico ha iniziato a parlare della possibilità di un accordo migliore e di alcuni cambiamenti possibili nel documento di 28 pagine siglato all’unanimità dai partiti il 12 gennaio, ma è stato prontamente smentito dai membri di Cdu/Csu, che lo hanno richiamato alla responsabilità.
Domenica si terrà il congresso che dovrà votare sul via libera alla Große Koalition e si annuncia come uno dei più infuocati degli ultimi anni. A questo si aggiungerà la consultazione cartacea e postale di oltre 400.000 membri del partito.
Qualunque dovesse essere l’esito del voto, sarà sicuramente un evento che lascerà il segno all’interno del partito. Nel caso di un rifiuto da parte della base, Angela Merkel si troverebbe di nuovo senza alleati e, avendo rifiutato di formare un governo di minoranza, che la esporrebbe al fuoco incrociato delle minoranze, l’unica via sarebbe quella di nuove elezioni.
La crisi dei socialdemocratici
Anche nel caso di un Si alla Große Koalition, sembra chiaro che Spd stia vivendo una grande crisi interna, sia di rappresentatività degli elettori. Gli ultimi sondaggi, infatti, danno i socialdemocratici al 18,5%, mentre il 52% degli iscritti Spd si dichiara favorevole ad una nuova edizione delle Große Koalition, solo il 45% dei cittadini tedeschi è favorevole al nuovo governo.
Il problema è che Spd, dopo 4 anni di governo con Cdu/Csu, nonostante sia riuscita a portare a casa diversi risultati non è stata capace di esprimere un proprio programma e soprattutto non ha potuto muovere critiche al governo, perdendo di fatto un ruolo importante di opposizione.
Lo scollamento tra il partito e la popolazione è avvenuto a causa del distacco dalle fasce più deboli, quelle che tradizionalmente erano il bacino elettorale dei socialdemocratici, ossia i lavoratori salariati, i disoccupati, i meno abbienti, quelle categorie che in tutta Europa la sinistra ha dimenticato per sposare una linea più vicina alle imprese, alla finanza e alla difesa dell’immigrazione, dimenticando così quella fetta di popolazione che è rimasta indietro rispetto alle sfide della società e non trova un partito di appoggio, ripiegando su partiti di protesta come Afd. Il rischio è che, così facendo, si faccia la fine del partito socialista francese.
Del resto, già alle ultime elezioni, Martin Schulz ha visto un’emorragia di voti, con una fetta importante di elettori che si sono spostati sia verso partiti più estremi, come Afd e Linke, sia verso i Verdi. Il partito al momento ha perso quella grande vocazione socialdemocratica per diventare un gregario del duo Cdu/Csu. Quello che c’è da chiedersi è se ai socialdemocratici non convenga rifiutare una posizione di governo per puntare al rinnovo del partito, ma le spinte endogene ed esogene, si legga Frank Walter Steinmeier e Unione Europea, vorrebbero un governo forte e stabile.
I detrattori della Große Koalition sostengono che un compromesso porterebbe alla completa distruzione del partito, i sostenitori, invece, sono convinti che sia meglio poter governare e avere dei ruoli di potere per poter riuscire a strappare qualche accordo che rispecchi il programma di governo socialdemocratico, piuttosto che presentarsi nuovamente alle urne spaccati e senza un programma reale. A tal proposito, Schulz ha proposto un revisione dell’accordo dopo due anni per fare un bilancio dei punti compiuti e di quelli ancora di compiere, aprendo ad alcune modifiche.
Il “quarto” incomodo
Come se non bastasse, un’ulteriore critica che viene dalla base di Spd riguarda il ruolo di Afd. Infatti, se si dovesse arrivare alla formazione di un governo di larghe intese, il partito populista di destra avrebbe il ruolo di principale oppositore, in quanto terza forza alle ultime elezioni. Questo comporterebbe un maggiore potere e, per tradizione parlamentare, la guida di alcune commissioni, come quella importantissima sul bilancio, che si è occupata anche di discutere gli aiuti alla Grecia.
Ancora più problematica la commissione cultura, che si occupa anche della memoria dello sterminio nazista degli ebrei. La guida, da parte di un partito che tra le sue file annovera Bjorn Höcke, colui che dichiaro che il monumento agli ebrei uccisi di Berlino è una vergogna per la Germania, sarebbe uno sfregio alla memoria di tutti coloro che sono stati internati nei campi di concentramento. Per non parlare della commissione sui rifugiati, dove una presidenza di Afd, con le sue posizione fortemente contrarie all’accoglienza e spesso apertamente razziste, potrebbe creare un cortocircuito politico.