Bruxelles – La crisi bancaria è alle spalle. Per ora. I crediti deteriorati restano comunque motivo di preoccupazione, perché continuano a essere comunque troppi. L’esposizione complessiva del sistema bancario dell’Unione al rischio di perdite ammonta a 950 miliardi di euro. La notizia incoraggiante diffusa oggi da un rapporto della Commissione europea è che il livello dei prestiti che le banche fanno fatica a farsi restituire sta diminuendo. Nell’ultimo anno si è ridotto complessivamente del 4,6%. Un passo avanti importante, che va accompagnato da azioni che diano slancio al risanamento del sistema creditizio. La Commissione europea presenterà in primavera proposte per ridurre la mole di crediti deteriorati esistente ed evitare che se ne creino di nuovi, ma intanto rinnova l’invito ai Paesi maggiormente interessati, Italia compresa, a ridurre i rischi. Il primo rapporto sulla riduzione dei crediti deteriorati è positivo. Conferma i problemi già noti e mostra miglioramenti. Così come conferma il rischio “contagio” per l’Eurozona. Un rischio a cui l’Italia contribuisce.
La comunicazione che la Commissione europea ha inviato agli Stati membri, e frutto del rapporto, ricorda che “esiste anche una chiara dimensione europea per ridurre gli attuali livelli di crediti deteriorati, data l’interconnessione del sistema bancario” dell’Ue in generale e dell’area euro più in particolare. E nello specifico il documento dell’esecutivo comunitario sottolinea che “vi sono importanti effetti di ricaduta da parte degli Stati membri con elevati livelli di crediti deteriorati per l’economia dell’UE nel suo insieme, sia in termini di crescita economica che di stabilità finanziaria”. L’Italia, che in più di un’occasione è stata richiamata per le sofferenze bancarie, continua a rappresentare una fonte di possibili contagi. Ciò si deve anche all’elevato livello di debito pubblico italiano, oltre il 130% in rapporto al Prodotto interno lordo. Il rapporto debito/Pil è un indicatore utilizzato per valutare la stato di salute di un Paese, e misura quanto questo deve restituire ai suoi creditori (possessori di titoli di Stato). Si teme che il forte indebitamento del governo, unito a quello delle banche, possa generare crisi di liquidità di difficile gestione.
I dati della Bce, utilizzati dalla Commissione per lo speciale rapporto, indicano comunque nell’Italia il Paese migliore in termini di correzioni bancarie. In un anno, tra il secondo trimestre del 2016 e il secondo trimestre del 2017, il volume dei crediti deteriorati detenuti dalla banche tricolore si è ridotto del 24,6%. Il risultato è che adesso i prestiti che si fa fatica a farsi restituire ammontano al 12,2% di tutti i prestiti concessi. La Commissione sottolinea importanti operazioni come la cessione, da parte di Unicredit, di attività deteriorate per 17,7 miliardi, e la cartolarizzazione dei 26,1 miliardi di euro di crediti commerciali lordi di Monte dei Paschi di Siena (operazione, quest’ultima, a oggi “la più grande operazione di cartolarizzazione di crediti deteriorati sul mercato italiano). Se non fosse per l’elevato debito pubblico, l’Italia non desterebbe così tante preoccupazioni.
La Commissione sta mettendo a punto delle misure per ovviare al problema. Una di queste è la possibilità di istituire “piattaforme per le transazioni di crediti deteriorati”. Si potranno dunque vendere i prestiti a soggetti terzi, scaricando dunque su altri il rischio di perdite. Una sorta di misura ‘salva-banche’ tutta da vedere. A questo la Commissione intende affiancare nuovi regimi di concessione dei prestiti, così da monitorare fin dall’inizio le attività bancaria. Si tenta in sintesi la tracciabilità del credito, dalla sua origine fino alla sua estinzione.